Milan Badelj - IMAGO
Dopo aver annunciato l’addio al Genoa, il centrocampista Milan Badelj ha parlato del suo futuro. Il croato sogna una carriera da allenatore
Milan Badelj saluta il Genoa. Lo scorso 17 maggio, il centrocampista croato ha giocato la sua ultima partita allo stadio Ferraris.
Un momento toccante per l’esperto giocatore che abbandona il Genoa dopo 156 presenze. Ora Badelj dovrà progettare il suo futuro. Nell’intervista rilasciata dall’ex Fiorentina al quotidiano Secolo XIX, il giocatore ha svelato di voler intraprendere una carriera da allenatore:
“Voglio fare l’allenatore perché voglio restare nel mondo del calcio ma non dietro la scrivania. Il momento di chiudere si sta avvicinando: non mi piace l’idea di arrivare al punto in cui non avrò più alternative, in cui mi sentirò completamente scaduto. In campo mi diverto ancora, una decisione definitiva non l’ho ancora presa, credo però che quel momento stia arrivando“.
Badelj è nato a Zagabria ed è cresciuto calcisticamente nella Dinamo. Attualmente, nei piani del croato non c’è un ritorno alle origini: “Sono cresciuto nella Dinamo, è la mia squadra. Ma proprio perché ci ho giocato da ragazzo, non ho la necessità di vestire per forza ancora quella maglia. Vediamo, la mia base adesso sarà Zagabria“.
Dopo 5 anni, Badelj saluta il Genoa, una squadra che è cambiata molto nelle ultime stagioni: “Lascio una squadra più solida, non più giocatore-dipendente. Merito di Vieira. Una squadra tosta, che quest’anno ha vissuto momenti difficili ma ha saputo risollevarsi. E non ha potuto contare spesso su giocatori come Malinovskyi, Messias, Cornet in grado di far fare il salto di qualità in fase offensiva“.
Il classe ’89 ha già individuato i prossimi leader dello spogliatoio rossoblù: “C’è Vasquez, cresciuto in termini di personalità e leadership. Poi ci sono i più esperti, come ad esempio Bani e Sabelli, fondamentali per lo spogliatoio“.
Badelj ha riavvolto il nastro della sua esperienza in Liguria. Il croato ha ripercorso i momenti più belli con la maglia genoana: “Il gol all’Ascoli, nella partita della promozione. E quello al Cagliari, che ci ha dato speranza e ha prolungato quella che purtroppo è stata un’agonia. Ma quel giorno abbiamo iniziato la rinascita. Il ritorno in A? Mi sentivo obbligato, dovevamo ripartire, dovevamo riportare il Genoa in Serie A. Ce l’abbiamo fatta e sappiamo che non è stato facile“.
Sul tributo del Ferraris l’ex Amburgo ha detto: “Quando due o tre anni fa ho iniziato a immaginarmi il momento dei saluti, me lo immaginavo proprio come sabato scorso. Volevo uscire così, altro non avrei chiesto. È stato bello, commovente. Quante altre tifoserie ti applaudono anche quando perdi, perché hanno visto che hai dato tutto? A noi è successo diverse volte“.
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