Luciano Spalletti lo aveva sostiuito a Roma, oggi Rudi Garcia prende il suo posto a Napoli. Aurelio De Laurentiis lo ha annunciato come un fulmine a cielo sereno, sarà lui il nuovo allenatore del club azzurro. – Leggi qui i dettagli del contratto
Una scelta dettata soprattutto dal 4-3-3 (o 4-2-3-1), modulo che il francese ha quasi sempre adottato durante la sua carriera, e dall’esperienza già avuta in Italia con i giallorossi. Più precisamente, dal 2013 al 2016, con la sua Roma è stato l’avversario più accreditato della Juventus che in quegli anni dominava la Serie A con Conte e Allegri. Al primo anno raccolse 85 punti in campionato, un record guarda caso superato proprio da Spalletti. – Leggi qui come cambierebbe il Napoli con Rudi Garcia
Ma dopo la Roma? Garcia ha cercato nuovamente fortuna in patria dopo la vittoria della Ligue 1 con il Lille nel 2011. Prima con il Marsiglia raggiunge la finale di Europa League nel 2018, uscendone sconfitto contro l’Atletico Madrid, poi con il Lione elimina dalla Champions League squadroni come Manchester City e Juventus nel 2020.
Forse proprio per questo feeling europeo e un rapporto ben consolidato con il nostro Paese che De Laurentiis ha scelto il suo profilo. Ma non è finita qui, per far continuare a sognare Napoli dopo quanto fatto da Spalletti serve carattere e Garcia ha già dimostrato in passato di non avere peli sull lingua. Il violino all’Allianz Stadium nella gara contro la Juventus è entrato di diritto nella storia del calcio italiano: “Eravamo avanti, poi la Juve segnò il gol del pareggio ma c‘era fallo su Benatia. Fu un gesto istintivo, io ho sempre difeso i club dove ho allenato. In quel caso non ho sopportato un’ingiustizia, una grande ingiustizia”.
Una personalità forte che si è vista anche in Arabia Saudita all’Al-Nassr: prima dell’arrivo di Cristiano Ronaldo era sulla vetta della classifica ma con il portoghese in rosa ha perso il primato, decidendo di risolvere il contratto prima della fine della stagione. I due, a quanto pare, non si sono trovati. Di punti in comune, invece, con De Laurentiis ce ne sono molti: dalla voglia di spegnere il dominio delle squadre del nord alla franchezza davanti ai microfoni. Forse al numero uno azzurro è sembrato di guardarsi lo specchio.
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