A chi è seduto ai tavolini di un bar, a chi passeggia con la famiglia per la piazza o le vie della città, sembra quasi un’apparizione. “Ma è lui?” “Non può essere lui, sta giocando il Monza“. E invece è proprio lui.
A metà di ogni secondo tempo, Adriano Galliani lasciava lo stadio, destinazione Duomo. Nessuna preghiera laica, ma un insieme di ricordi che affollavano la mente: “Venivo qui a mezzogiorno con mia madre per la messa, poi a casa per un rapido pranzo, infine a piedi per il campo San Gregorio dove giocava il Monza alle 14.30“.
Mamma Annamaria è il motivo per cui tutto è cominciato: il Galliani quattordicenne è costretto a dirle addio troppo presto, e mentre i parenti si fanno largo per l’ultimo saluto, il padre gli sussurra: “Vai a vedere il Monza, la mamma ne sarebbe felice“.
È con questi pensieri e questa dedica che alla fine degli anni ’70 Galliani inizia il suo percorso nel mondo del calcio. Prima come collaboratore del presidente Cappelletti, poi come vicepresidente. Due anni in carica, poi la chiamata di Berlusconi al Milan nel 1986.
Passano più di quarant’anni quando, durante un pranzo proprio con Berlusconi, Galliani annuncia: “Il Monza è in vendita“. Berlusconi resta in silenzio. Pochi minuti gli bastano per confrontarsi con i suoi collaboratori più stretti, poi ordina: “Adriano, vai e fai“. Il resto è la storia di una prima volta, quella del Monza in Serie A. I playoff del 2022, la gara contro il Pisa, la festa che riscatta tutti i rimpianti e le delusioni degli anni ’70, quando quel traguardo sembrava un tabù.
I primi tre punti in Serie A arrivano contro la Juve, all’ex Brianteo oggi U-Power Stadium. Per Galliani sono preghiere e lacrime. Le due salvezze e nel mezzo l’addio a Berlusconi, nel 2023. La retrocessione è dolorosa, per un uomo che ha sempre piegato il destino alla sua volontà, con l’impegno e la dedizione, e ora sente scivolare via parte di ciò che aveva conquistato.
Gli avevano offerto la carica di presidente, ha detto no: “Una scelta per lasciare spazio alla nuova proprietà e al nuovo management di imprimere la propria visione e portare avanti i loro progetti. Tra questi, riportare il Monza in Serie A e coronando il sogno di Silvio Berlusconi”. Ma anche il suo: “Sono nato e cresciuto a Monza, è la squadra di calcio per cui tifo dall’età di 5 anni“. Perché in una storia lunga una vita, bisogna riconoscere anche il momento giusto per dire addio. È anche questo, in fondo, un atto d’amore.
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