"Con quel cognome così, deve diventare per forza un difensore destinato a far strada". La prende con ironia, da toscanaccio doc, Giancarlo Favarin. Nella serata di lunedì l'allenatore, oggi alla guida della Fidelis Andria quintultima nel girone H di Serie D ("Abbiamo passato un momento difficile ma con 7 punti nelle ultime 3 partite abbiamo trovato un pizzico di serenità e solidità difensiva, sono contento soprattuto di questo"), ha assistito in tv all'esordio in Serie A di Matteo Gabbia. Professione difensore, 20 anni festeggiati nello scorso ottobre, in campo per un tempo e qualche minuto nel Milan che ha sconfitto per 1-0 il Torino a San Siro. Chiamato in campo all'improvviso per il ko di Kjaer e l'indisponibilità di Musacchio a entrare (QUI LA RICOSTRUZIONE), il giovane nato a Busto Arsizio e cresciuto a pane e Milanello, con tutta la trafila nel settore giovanile rossonero, ha risposto presente. Via la tuta e dritto in marcatura su Belotti, con voti alti sui giornali e difesa imbattuta. Niente male per chi otto mesi prima conquistava ai playout la salvezza in Serie C con la maglia della Lucchese. "Secondo me è un predestinato, un giocatore al quale è facile insegnare calcio – spiega a gianlucadimarzio.com Favarin, che nella scorsa annata allenava il club toscano – ha una capacità di apprendimento molto superiore ai suoi coetanei. Si è calato in una realtà non semplice, in un'annata difficilissima. Come personalità ha fatto la differenza nonostante non avesse nemmeno 20 anni". In campo e durante la settimana: "Aveva una cultura del lavoro superiore agli altri nostri under".
"Ha voluto fortemente la Lucchese mentre magari avrebbe potuto attendere la B o aspettare una chance con il Milan: questo mi ha colpito molto e invece si è messo in gioco" spiega l'allenatore. Il rossonero è nel cuore di Gabbia, che con la maglia del Milan in prima squadra il suo esordio lo aveva fatto il 24 agosto 2017: partita del terzo turno preliminare di Europa League e vittoria rossonera per 1-0 sul campo dello Škendija. Allora era entrato al posto di Locatelli nel 3-5-2 di Vincenzo Montella. Da centrocampista, ruolo che l'aveva accompagnato al suo arrivo a Lucca. "Ha esordito in Europa League a centrocampo e quando è venuto a Lucca pensava di giocare in quel ruolo – ricorda Favarin – noi l'abbiamo invece impostato definitivamente da difensore, in un reparto a 4 molto tecnico". Completato da Lombardo, laterale con grandi doti offensive, a destra, Favale e Martinelli. "Si integravano benissimo, con tecnica e velocità. Matteo è stato fondamentale sia nel 3-5-2 che nel 4-3-1-2, i due moduli che utilizzavamo". E in cui si alternava anche in Azzurro: dopo 14 gare con l'Under 20 azzurra, nello scorso settembre ha conquistato la prima convocazione con l'Under 21 e ora punta a far parte in pianta stabile del gruppo di Paolo Nicolato. Merito anche di quanto seminato in Serie C, con 29 partite giocate e una salvezza conquistata sul campo e persa di mano solo per le problematiche societarie.
"Non dimentichiamoci che da noi c'era anche Falcone – sottolinea l'allenatore – oggi terzo portiere della Sampdoria. Sono grandi soddisfazioni, maturate in un contesto complicato". E che ha portato il gruppo a compattarsi: "A gennaio 2019 eravamo già in forte difficoltà con la società e i giocatori potevano scegliere se andare via o restare. Matteo fu uno dei primi a voler restare, sposando la sfida fino in fondo". Anche per questo nei ringraziamenti di Gabbia alla Lucchese davanti a microfoni e telecamere al fischio finale "non sono di prammatica: li sente sul serio. A gennaio 2019 eravamo già in forte difficoltà con la società e i giocatori potevano scegliere se andare via o restare. Matteo fu uno dei primi a voler restare, sposando la sfida fino in fondo".
L'album dei ricordi scorre rapido. Fino alla migliore delle 29 partite giocate con la Lucchese da Gabbia. "La partita contro la Carrarese, pareggiata 2-2. Lui fece il gol del 2-0 e marcò Tavano e Maccarone con enorme determinazione. Li incartò". Come fatto alla prima in Serie A, marcando uno degli attaccanti della Nazionale come Andrea Belotti: "Lui ha una forza psicologica enorme – evidenzia Favarin – può giocare su un campetto o al Camp Nou e non sentirebbe la differenza. Ha grande forza fisica, è alto quasi 1 metro e 90 ma ha il baricentro molto basso e questo gli permette di competere molto bene sulla velocità". Il coraggio c'è, la personalità anche. Così l'allenatore della Fidelis Andria si lascia andare a un paragone impegnativo:"Chi mi ricorda? Dico Alessandro Nesta" risponde Favarin con sicurezza. "Dal punto di vista lo trovo addirittura più veloce, poi è ovvio che ha tantissimo da migliorare. Però gestisce bene la palla, con i piedi ha grande qualità e ha un tempismo impressionante di testa. Il futuro è dalla sua. Io spero di vederlo ancora tante volte in campo e di emozionarmi. Come è successo lunedì".
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