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Il Frosinone vede la luce: i punti cardine della cura Bianco

Giuseppe Ambrosino, Frosinone (Imago)

Terza vittoria consecutiva per il Frosinone di Paolo Bianco, che dopo i successi ottenuti contro Mantova e Carrarese batte anche il Brescia, portandosi fuori dalla zona retrocessione. Quella che sembrava una stagione maledetta e irrecuperabile, ora sembra al punto di svolta: “Sono contento della risposta dei ragazzi. Ho uno spogliatoio unito”, ha detto l’allenatore ex Modena. Il cambiamento, tuttavia, è evidente: nelle prime quattro partite sulla panchina giallazzurra Bianco ha ottenuto più punti (10) di quanti ne aveva collezionati Vincenzo Vivarini (6) dalla prima alla nona giornata, prima di essere esonerato. Eguagliate anche le vittorie ottenute da Leandro Greco, promosso dalla Primavera e a cui, lo scorso 17 febbraio, era toccato lo stesso destino dell’allenatore di Ari.

Nel Frosinone di Bianco c’è spazio per tutti

Tanto del rendimento dei giallazzurri passa sicuramente dal maggior utilizzo di quei giocatori che sembravano essere ai margini del progetto. Tra questi c’è Bettella, che a febbraio si era seduto spesso in tribuna. Con l’arrivo di Bianco la svolta: quattro partite su quattro da titolare per l’ex Monza, che ha contribuito a ridare compattezza a una difesa smarrita e priva di organizzazione. A centrocampo Darboe ha ritrovato continuità. Il gambiano è tornato a offrire prove di sostanza in entrambe le fasi, dopo mesi ben al di sotto delle sue potenzialità. Per non parlare di Vural, centrocampista classe 2006 che era finito nel dimenticatoio e a cui Bianco non ha mai rinunciato. Nel tridente offensivo si è rivisto pure Ghedjemis, autore del gol vittoria contro le Rondinelle: il francese non giocava titolare dallo scorso dicembre. Insomma, Bianco è arrivato a Frosinone e ha deciso di dare a ognuno la sua chance.

Più consapevolezza e spirito di gruppo

Ma qualcosa di diverso si è percepito anche dall’atteggiamento della squadra. Prima dell’arrivo di Bianco il Frosinone raramente aveva imposto il proprio gioco, anzi. Nella maggior parte dei casi si è trovato in balia dell’avversario, schiacciato, passivo, incapace di costruire azioni pericolose. E incapace di reagire. Bianco deve aver lavorato soprattutto sull’aspetto mentale e ha responsabilizzato ogni pedina della rosa. La squadra è più coraggiosa, organizzata, ha personalità. E anche dal punto di vista comunicativo qualcosa è cambiato: non è passata inosservata la scelta di rinunciare alla classica conferenza prepartita. Una scelta che Bianco può aver fatto per fare quadrato e per tenere alta l’asticella in vista delle gare. “Non abbiamo ancora risolto i nostri problemi, dobbiamo continuare a correre”, ha detto Bianco dopo il Brescia. Ma il Frosinone sembra vedere la luce in fondo al tunnel e ora può guardare al futuro con ottimismo.

 

 

Axel Cesari

3 ottobre 2004, poche ore dopo aver compiuto otto anni: “no dai, cambia canale”, dissi a mio padre che guardava una partita di pallone. Ma lui non lo fece. Poi un ragazzo dai lunghi capelli lisci e con la 10 sulle spalle fece gol da trenta metri, sotto lo sguardo incredulo di Francesco Toldo. È stato forse il più bel regalo di compleanno: l’amore per il calcio. Nato a Frosinone, classe 1996.

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