Nove mesi fa Mourinho aveva capito tutto, come sempre: “Per come gioca, la Fiorentina è la squadra di un allenatore bravo“. Lo aveva detto dopo che la Roma gli aveva regalato i primi tre punti dal suo ritorno in Italia. 3-1 all’Olimpico all’esordio in campionato, dall’altra parte i viola di Italiano appunto. Scuro in volto perché: “Ok i complimenti, ma io voglio fare punti“, spiegò amaro.
Da allora sono passati quasi nove mesi e ne ha messi insieme 59, proprio come Roma e Atalanta. Vuol dire lotta per l’Europa, che si deciderà negli ultimi 180′ di questa Serie A. Un privilegio, un merito che la Fiorentina ha conquistato battendo i giallorossi con il rigore di Nico Gonzalez (ha preso parte a 11 gol in A) e la rete di Bonaventura, che non segnava da gennaio e che era tornato dall’infortunio nel peggiore dei modi, cioè con tre sconfitte consecutive (Salernitana, Udinese e Milan). Ecco il perché dell’esultanza rabbiosa insieme ai tifosi, usciti dallo stadio sempre sconfitti nelle ultime cinque partite contro la Roma, ko al Franchi solo una volta nelle ultime nove.
Rispetto a 260 giorni fa, a quella prima giornata all’Olimpico, per la Fiorentina è cambiato tutto. Il portiere, il centrocampo (presente solo Bonaventura) e l’attacco (eccezione fatta per Gonzalez). Sono rimasti invariati solo i quattro di difesa, da Biraghi a Venuti passando per Milenkovic e Igor. Non hanno concesso quasi niente alla Roma, che non ha segnato come le era capitato una settimana prima contro il Bologna. Due partite a secco, non le succedeva da dicembre. Ad agosto avevano esultato Mkhitaryan (oggi infortunato) e Veretout (titolare solo una volta nelle ultime sette giornate di Serie A). Per Abraham un’espulsione causata, una traversa e due assist. A questo giro, invece, si è dovuto accontentare di un colpo di testa fuori di poco. Quando al 90′ Mourinho lo richiama in panchina, l’inglese incrocia gli occhi raggianti di Spinazzola, di nuovo in campo dopo 10 mesi. Sì, la bella notizia per la Roma è questa.
“Non chi comincia ma quel che persevera“. La Curva Fiesole ha accolto la Fiorentina citando Leonardo Da Vinci, il tutto dopo aver omaggiato Borja Valero, il giocatore che ha segnato l’ultimo gol viola in Europa. Coincidenze della vita. Evitata la quarta sconfitta consecutiva, record negativo che continua ad appartenere al dicembre nero di Montella nel 2019. Vincenzo era in campo il 9 aprile del 2001, un altro lunedì da dimenticare per la Roma a Firenze. Doppietta di uno scatenato Enrico Chiesa e 3-1 viola nel giorno del famoso striscione dei tifosi giallorossi: “Siamo tutti parrucchieri”. Sì perché, nonostante il giorno lavorativo, erano in più di 5mila al Franchi, esodo più che giustificato dal momento che qualche mese dopo sarebbe arrivato lo scudetto. Un altro trofeo, la Conference League, lo potrebbero festeggiare a Tirana il 25 maggio. Già, l’Europa. Quella che la Fiorentina – intanto – non mollerà fino alla fine.
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