Nella serata di coppe europee c’è stato un episodio che ha fatto molto discutere: quello accaduto poco prima del cinquantesimo minuto di Fiorentina-Braga, ritorno del playoff di Conference League.
Il risultato è ancora sul 2-1 per i portoghesi quando Arthur Cabral, attaccante della Fiorentina, effettua un tiro in porta che viene respinto dal portiere avversario. Pochi secondi dopo, l’arbitro, il francese Bastien), indica il centrocampo: l’orologio di riferimento della Goal Line Technology ha vibrato, è gol. Passano altri secondi e l’arbitro viene richiamato dal VAR all’On Field Review: gli viene mostrata un’immagine del pallone al momento della parata, e lui decide di non convalidare la rete. Presto spiegato il motivo: un malfunzionamento della Goal Line Technology ha “costretto” a utilizzare le immagini del VAR per prendere la decisione finale, e l’immagine mostrata all’arbitro ha rivelato che il pallone non era entrato.
Come interpretare quanto accaduto al Franchi? Cosa è successo esattamente? Le procedure sono state seguite tutte o c’è stato qualche errore? Lo abbiamo chiesto al nostro Gianpaolo Calvarese.
Occorre anzitutto premettere che non è la prima volta, per quanto sia curioso l’episodio del Franchi, che si verifica una situazione del genere. Qualcosa di analogo era accaduto in Francia, ma anche in Inghilterra e in Italia, prima dell’introduzione del VAR, quando esisteva solo la Goal Line Technology. Altra premessa necessaria: è corretto che il VAR verifichi ogni decisione presa dalle macchine.
Ci sono però due elementi da considerare. Il primo riguarda un mero aspetto formale: se una tecnologia non funziona, ciò deve essere comunicato. È verosimile che gli arbitri si siano resi conto del malfunzionamento solo dopo il gol “fantasma” e la momentanea assegnazione della rete (altrimenti Bastien non avrebbe fatto il gesto dell’orologio); ma a quel punto, scoperto il problema, come prima cosa l’arbitro o il quarto uomo avrebbero dovuto comunicare alle panchine quanto stava accadendo. Inoltre, non si sarebbero dovute far vedere le immagini analitiche della GLT (seconda e terza foto).
Il secondo, davvero rilevante perché di sostanza: nel momento in cui l’arbitro viene chiamato al VAR per smentire la tecnologia, l’immagine che gli viene mostrata deve essere chiara ed evidente. A peggiorare la situazione, in questo caso, è la ricostruzione analitica della Goal Line Technology, stando alla quale il pallone sembra interamente al di là della linea di porta, mentre l’immagine reale (prima foto) dice altro.
In sintesi: premesso che nel calcio non è più possibile prescindere dalla tecnologia, il “pasticcio” sta nel difetto di comunicazione e nella scelta delle immagini: se vengono utilizzate per smentire la tecnologia, allora dovrebbero essere inequivocabili. Leggi anche – Cabral, l’esultanza “polemica” dopo il gol alla Haaland
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