La buona notizia per Gasperini è che, da qui a maggio, non incontrerà più la Fiorentina. Tre sconfitte su tre fra campionato e Coppa Italia. Dopo le due di Bergamo, ecco quella del Franchi. Dolorosa, perché impedisce all’Atalanta di approfittare del pareggio della Juve nel derby. Sorprendente per certi versi, visto che i nerazzurri lontani da Bergamo non avevano mai perso. Erano loro l’unica squadra dei top cinque campionati europei ancora imbattuta lontano dal proprio stadio. Nove vittorie e tre pareggi, un record cancellato dalla trivela con cui Nico Gonzalez ha caricato le pistole di Piatek. “Bum, bum, bum”, lo stadio lo accompagna nell’esultanza un po’ come lo Stadium faceva con il “siuuu” di Cristiano Ronaldo.
Sei gol in cinque partite, così la partenza di Vlahovic fa meno male. E a proposito del serbo e dei bianconeri, con l’1-0 all’Atalanta (settima vittoria nelle ultime nove giocate in casa) la Fiorentina si porta a -5 dal quarto posto con una partita da recuperare: “Occhio, per la Champions ci sono anche loro”, aveva avvertito Allegri venerdì sera. Chissà se gli crederanno un po’ di più ora.
Tornando a Piatek, lui sì che l’Atalanta vorrebbe incontrarla ancora una volta. Da quando gioca in Italia gli ha sempre segnato, quattro volte in campionato, altre due in Coppa Italia. Genoa, Milan e Fiorentina, cambia la maglia ma non questa sua abitudine. Ha sofferto Demiral per quasi un’ora, nel primo tempo l’ha vista molto meno di Dragowski, che fa il portiere ma che è rientrato negli spogliatoi dopo aver giocato 51 palloni. Il polacco, di nuovo titolare al posto dell’infortunato Terracciano e che – ai tempi di Empoli – contro l’Atalanta aveva parato 17 tiri in 90’, si è rivelato fondamentale su Koopmeiners che, da falso nove, ha fallito a tu per tu con il portiere. Non è un attaccante puro, a differenza di Piatek, a cui è bastata un’occasione: “Quarto posto? Sì, all’Europa ci crediamo“. Così a fine partita, senza troppi giri di parole.
E’ tornato a segnare per due volte di seguito in Serie A come non gli accadeva dal 2019. Era la fase più bella della sua carriera: 19 gol in 21 gare in sei mesi col Genoa, poi San Siro, dove prende il posto di Higuain volato al Chelsea. Il volto sorridente di chi, da sempre tifoso del Milan, stava realizzando un sogno. La soddisfazione di Maldini, Gazidis e Leonardo, convinti di aver messo fine alla maledizione del 9. Un’illusione, perché Piatek segnerà tanto fino a giugno, poi prenderà la maglia numero nove – appunto – e sparirà fino a Natale, quando a Milano arriva Ibrahimovic e lui si ritrova a fare le valigie destinazione Berlino.
Il resto è storia recente, con la Fiorentina che a gennaio lo strappa a sorpresa al Genoa. Sembrava il vice Vlahovic, invece ha proprio preso il suo posto. E bene, perché sei gol in cinque partite forse non se li immaginava nemmeno lui. La metà all’Atalanta, poi Napoli e Spezia.
Sembra un dejavù, con Commisso a fregarsi le mani come faceva a suo tempo Preziosi, che lo comprò dal Craiova mentre era in vacanza a Ibiza e che dopo i 9 gol nelle prime sette giornate di Serie A forse si era convinto di aver preso il nuovo Lewandowski. Lui che aveva messo le mani anche su quello originale, prima che il procuratore cambiasse le carte in tavola: “In Italia nessuno mi conosce? Meglio, almeno i difensori non sapranno come marcarmi!“, furono le prime parole di Piatek una volta sbarcato in Serie A. Adesso lo conoscono un po’ di più, ma sembra non contare poi così tanto.
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