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La capacità di ascoltare il cuore, Salvatore Esposito: “Sogno di finire la carriera con i miei fratelli”

Imparare a fermarsi. E ad ascoltare il cuore. “Ho una famiglia in salute. Questa è la cosa più importante”. Accento campano, ma non troppo marcato. “Ci sentiamo tra venti minuti”. Né uno di più o uno di meno. A rispondere alla telefonata è Salvatore Esposito, centrocampista 23enne dello Spezia. “Sto bene, non mi manca nulla” racconta ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. Geolier, la Spagna e quel sogno di “finire la carriera con la Juve Stabia…”. Doveroso fermarsi. Poi capiremo il perché.  

“Non avrei mai lasciato lo Spezia. SPAL? Ferrara è casa mia”

Non uno a caso. Esposito è un classe 2000. Nasce il 3 ottobre a Castellammare di Stabia. Grinta, carisma e un forte senso di responsabilità. “Questa stagione la reputo formativa. Volevamo ambire alla vittoria del titolo, invece ci ritroviamo a lottare per non retrocedere”. Lo Spezia, al 28 marzo, occupa il terzultimo posto con 31 punti. La salvezza come obiettivo sportivo. La crescita interiore come traguardo di vita. “La scorsa estate mi hanno cercato due o tre club di Serie A. Ma lasciare la squadra mi sembrava un po’ come ‘scappare’ e non mi sembrava giusto”. Appunto. Parlavamo di responsabilità. “Così come quando ero a Ferrara…”. Necessaria una precisazione: nel 2022, Esposito eredita la fascia di capitano della SPAL, prima indossata da Federico Viviani. Nel gennaio del 2023, arriva il prestito con obbligo di riscatto allo Spezia. “Non sarei mai andato via senza raggiungere la salvezza. Mi hanno fatto passare per quello che non ero, ma a Ferrara ho lasciato il cuore – e aggiunge – Quella è casa mia. Non ho lasciato affondare la barca, da capitano non avrei potuto farlo. L’ho dimostrato quest’anno: non sono uno che scappa dalle difficoltà”

La Serie B, Seba e Pio. “Il sogno è finire la carriera alla Juve Stabia”

2023/2024. La stagione che vede lo Spezia lottare per la permanenza in Serie B. “Dopo la retrocessione, credo siano rimaste troppe scorie negative”. Ovvero. “Serviva un po’ di tranquillità, spensieratezza ed entusiasmo. Invece ci siamo fatti trascinare dall’onda negativa dovuta ai primi risultati non positivi”. Nel novembre del 2023 arriva Luca D’Angelo in panchina: “Ha cercato di toglierci le responsabilità. Di darci entusiasmo e trasmettere le sue idee”. A giovarne è stato lo stesso Esposito, che a oggi vanta il 62.21% di duelli vinti e l’86.51% di passaggi riusciti. Non male. 

 
Senza dimenticare da dove vieni. Perché quel ragazzino di Castellammare, cresciuto nel campetto sotto casa, ora ha un grande compito: trascinare ‘Le Aquile’ alla salvezza. Le ginocchia sbucciate, i primi ‘sogni azzurri’ e le partite con Seba e Francesco Pio. “Vederci tutti insieme è raro. Quando succede, parliamo poco di calcio. O meglio – si corregge – Parliamo di calcio, ma non delle nostre situazioni. Ci piace lasciarle fuori”. Il 24 novembre, i tre Esposito si ritrovano sul prato del ‘Ferraris’ per Sampdoria-Spezia. “Quando possiamo, d’estate torniamo a casa. Facendo tutti gli scongiuri possibili – dice – spero che la Juve Stabia raggiunga il suo obiettivo (la promozione in Serie B, ndr)”. E aggiunge. “Sai…vorrei finire la carriera a Castellammare. Magari insieme ai miei fratelli. È un sogno che abbiamo tutti e tre”

“La maglia azzurra è la cosa più bella del mondo. Estero? Mi piace il calcio spagnolo”

Ma il futuro è roseo. E soprattutto ancora da scrivere. Salvatore è il fratello maggiore. Una spalla su cui poggiarsi nei momenti di difficoltà. Il 23 ottobre del 2019, Sebastiano esordisce in Champions League con la maglia dell’Inter. Un traguardo accompagnato dal post Instagram del fratello. “Il giorno più bello della nostra vita”. Ma il giorno più bello della tua vita, è già arrivato? “Penso all’esordio in Nazionale. Ma la vita non è fatta di 24 ore…”. Già, perché tre anni più tardi, Salvatore esordisce con gli azzurri nella gara di Uefa Nations League contro l’Inghilterra. Mancini mi ha detto di andare in campo. Nulla più. Grazie a lui ho realizzato un sogno. Mondiale? La Nazionale è un sogno, non un obiettivo. Indossare quella maglia, senza togliere nulla ai club, è la cosa più bella del mondo”. Ma il sogno può andare l’oltre i confini italiani? “Credo che un calciatore non si debba precludere nulla. Mi piace il calcio spagnolo, lo seguo perché si sposa bene con le mie caratteristiche. Può essere un sogno. Anche se – ribadisce – sono innamorato dell’Italia, il paese più bello in assoluto”.  

“De Rossi mi punzecchia quando sbaglio qualcosa. Geolier? Spero di conoscerlo”

Mancano pochi giorni alla sfida salvezza contro l’Ascoli. L’obiettivo è quello di portare a casa i tre punti per allontanarsi dalla ‘zona calda’. Ma prima di farlo, è doveroso fare un breve salto più al Sud. A Roma prima, e Napoli poi. 
De Rossi e Geolier. Due simboli delle rispettive città. Da una parte il gladiatore seduto sulla panchina dei giallorossi. Dall’altra il rapper che ha fatto sognare un popolo. Cos’hanno in comune? Entrambi hanno rapito il  cuore di Salvatore. “De Rossi lo sento spesso. Con lui ho un rapporto unico. Già, perché i due si sono conosciuti in passato. Prima in Nazionale, poi alla SPAL. “Ci ho parlato due o tre giorni fa – ammette – per dirgli che vorrei venire a vedere Roma-Milan di Europa League. Guarda ancora le mie partite e mi punzecchia quando faccio qualche errore. Io? Gli mando un ‘in bocca al lupo’ prima delle partite della Roma”
Quindi Napoli. La terra di Geolier. “Sono andato spesso ai suoi concerti, ma non ho avuto il piacere di conoscerlo. Secondo me, oltre a essere un grande artista, è anche una grande persona. Canzone preferita?”. Attimo di titubanza, poi la risposta. “Mi piace ‘L’ultima Poesia’, con Ultimo. Ma anche ‘I p’ me, tu p’ te’ l’ho apprezzata parecchio”
Responsabilità. Del fratello maggiore. Di indossare la 10. E di prendere decisioni, giuste o sbagliate che siano. Ma sempre ascoltando il cuore. Perché è lì che riposano i sogni di Salvatore.

Pier Francesco Monachino

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