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David Strelec, oro slovacco per lo Spezia

L’esordio a 17 anni nel club più importante di Slovacchia, lo Slovan Bratislava, era stato sufficiente per associargli l’etichetta di “predestinato”.

Eppure David Strelec, attaccante classe 2001 approdato questa estate allo Spezia dallo Slovan Bratislava, non ama i riflettori. Ed è così, a fari spenti, che sta scalando le gerarchie: nel suo club come in nazionale. 

Un gol d’autore

L’inizio di campionato è stato promettente: non molte presenze (6), ma condite da un gol di fondamentale importanza, il 16 ottobre nel match poi vinto contro la Salernitana (2-1).

Una rete molto bella, e da attaccante vero, segnata col suo sinistro. Ma Strelec è un calciatore completo, che dall’alto del suo metro e 80 abbondante sa farsi largo anche con il fisico nelle difese avversarie. 

Il gol a Oblak

E lo sta facendo vedere anche in patria, dove giovedì è arrivato anche il primo gol in nazionale. Appena 3 minuti dopo il suo ingresso in campo, al 74′ ha siglato il definitivo 2-2 con la Slovenia infilando il pallone alle spalle di Oblak, non proprio l’ultimo arrivato in fatto di portieri.

Tre giorni dopo, la conferma: titolare a Malta, è autore dell’assist per il gol del momentaneo 1-0 di Rusnàk (il match terminerà poi 6-0). 

Nuove occasioni

La sua Slovacchia non si qualificherà per Qatar2022: terza nel gruppo H dietro a Croazia e Russia, per colpa di una Nations League pessima (retrocessa in Fascia C), non avrà nemmeno il “salvagente” degli spareggi.

Chissà però che questo “ridimensionamento” dopo la soddisfacente partecipazione a Euro 2020 non si riveli l’occasione per lanciare una nuova generazione, di cui Strelec fa parte a pieno titolo (accanto, fra gli altri, ad Hancko e Haraslin, vecchie conoscenze del nostro calcio, oltre ovviamente a Skriniar, Hamsik, Lobotka).

Dopo i 12 gol in 3 anni allo Slovan, David aveva attirato su di sè anche le attenzioni di Udinese e Sampdoria, ma oggi se lo godono Thiago Motta e gli spezzini. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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