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Ma io ti ho capito Daniele…

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Ma io ti capisco eh. Fin da quella conferenza stampa post tweet. Dritta al cuore dei tifosi della Roma. “Hanno scelto così, mi adeguo perchè sono un dipendente. Non è quello che avrei sognato, ma non mi metterò mai contro questi colori”. Passione contro ragione. Passione, la tua e quella di ogni tifoso della Roma che da un momento all’altro si è trovato a scegliere tra mamma e papà. Ma anche ragione. Perchè adesso, dopo otto mesi in Argentina, forse lo sai anche tu: quel rinnovo di contratto non ci stava

DE ROSSI ADDIO AL CALCIO: "VOGLIO TORNARE DALLA MIA FAMIGLIA"

Ma io ti capisco eh. Così dall’oggi al domani mi accompagnate alla porta? Che modi sono? Me ne vado, ma a modo mio. Dando l’addio alla Roma in maniera sobria, senza fanfare. Perchè la Roma è sopra a tutto. Trombe, tamburi e tutta la banda l’avevi lasciata a Trigoria il giorno della conferenza, con stile. L’Olimpico era solo l’arrivederci alla tua gente. Lo sapevi pure tu che quello era l’addio al calcio. Ma oltre l’orgoglio, c’era questo sfizio del calcio di una volta, quello che ti ha sempre appassionato e accompagnato nella carriera che ti ronzava dentro. Dove si gioca come dico io? In Argentina? Bene, vado. Perchè c’avevi quella cosa lì, quella che non sai descrivere e che spieghi indicandoti la gola. Sì stava lì. Giocare una volta il Superclasico.

GRAZIE DANIELE, ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA

Ma io ti capisco eh. Era uno sfizio e te lo sei voluto togliere. Avresti preferito farlo in altri modi. Giocando di più, magari battendo il River Plate e regalando una gioia alla gente Xeneizes che ti ha accolto come un re. Ma vieni da Roma, come capitano e bandiera della Roma. E quindi le delusioni sono sempre dietro l’angolo. Ci hai convissuto per anni, poteva cambiare dall’altra parte del mondo? Appunto. 

E dopo la conferenza stampa di oggi capisco anche cosa ti ha riportato indietro. L’amore, lo stesso che ti aveva portato a Buenos Aires. Ma a 36 anni hai messo da parte orgoglio e sfizi, l’ego e soprattutto il calcio. C’era Gaia che chiamava e papà Daniele non poteva che rispondere presente. Perchè è facile parlare di mondo dorato, di comodità, di soldi a palate, di facilità per un calciatore. Ma i dubbi, le paure, gli affetti sono gli stessi. Una figlia adolescente rivoleva il suo papà a casa. E papà non poteva che salutare tutti.

Mamma Roma dalla finestra ti ha richiamato. E’ ora di cena. Ti ha lasciato giocare con gli amici alla Bombonera, ma è tempo di tornare. Ci sono i compiti da fare e una carriera da allenatore che ti aspetta.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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