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Nei ricordi di Tello: “Guardiola, il migliore. L’Italia? Una piacevole sorpresa”

Ricordate quando, in Champions League, Leo Messi riuscì a segnare cinque reti in una sola partita contro il Bayer Leverkusen? Era il 7 marzo 2012: la gara terminò 7-1. Le altre due reti portarono la firma dell’allora 21enne Cristian Tello, al debutto assoluto in Europa. “È stato un giorno unico, per un ragazzino poter debuttare in Champions e segnare due gol è davvero incredibile. Ci tengo sempre a ringraziare sia Guardiola che Tito Vilanova per la fiducia riposta in me e per l’opportunità racconta lo spagnolo – ex Fiorentina – a gianlucadimarzio.com. Entrato al minuto 53, a Tello bastarono solo due minuti per entrare nella storia. “A ridosso della partita la tensione saliva, sapevo che l’opportunità sarebbe potuta arrivare: quando ti scaldi sai che potresti entrare dopo qualche minuto. Quando ciò accade, che siano cinque, dieci o un minuto devi dare il massimo”. Non capita tutti i giorni di alzare lo sguardo sui maxischermi del Camp Nou e leggere il proprio nome accanto a quello dell’otto volte Pallone d’oro: un’istantanea che rimarrà per sempre impressa nella mente di Tello. 

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L’esperienza in blaugrana con Guardiola

Come nei sogni. Quelli per i quali aspetti solo di andare a dormire per chiudere gli occhi e viverlo continuamente. Finché un giorno diventa parte della tua routine quotidiana. “Ho avuto l’opportunità e la fortuna di giocare in quello che credo sia il miglior club del mondo. Ho avuto la fortuna di vivere ogni giorno insieme a quei compagni e di allenarmi con loro: ho vissuto esperienze uniche. Credo che il fatto di essere venuto fuori da un club del genere abbia segnato un po’ la mia carriera: dopo il Barcellona ho avuto l’opportunità di giocare in altre grandi squadre europee”. Tello è stato il giovane Padawan, Guardiola il maestro Jedi. “Penso che in tutti questi anni abbia dimostrato che non c’è nessun altro come lui. È unico per il modo in cui trasmette ai giocatori quello che vuole si faccia in campo: è inimitabile. Ogni chiacchierata, ogni parola che mi ha detto ce l’ho impressa in testa dal primo giorno

Firenze e l’Italia: una piacevole sorpresa

Dante, Firenze e l’Artemio Franchi: nella carriera di Tello c’è anche un po’ d’Italia. Una tappa in Toscana che ha lasciato il segno. La Fiorentina e la Serie A sono state delle sorprese molto piacevoli. Mi sono divertito molto. Dall’esterno si ha la percezione di un calcio più difensivo e attendista, ma non è così. Sono arrivato a Firenze grazie alla fiducia riposta in me dall’allenatore Paulo Sousa: pensava che mi sarei potuto integrare molto bene nel suo gioco e in quello che chiedeva alla squadra. Sono stato felice di aver partecipato al campionato italiano e di averlo fatto vestendo la maglia della viola. Sarei voluto rimanere di più? Sono stato lì alcuni mesi in prestito, il club era contento del mio rendimento: c’è stata la possibilità di prolungare di un altro anno il prestito”. Il richiamo di casa, però, prende il sopravvento. Il cuore dice Spagna. “La Fiorentina avrebbe voluto farmi restare ancora, ma mi arrivò l’offerta del Betis, e sia io che la mia famiglia volevamo rimanere in Spagna e abbiamo optato per questa destinazione”.

La Copa del Rey con il Betis? I loro tifosi meritano questo tipo di soddisfazione”

Cinque stagioni trascorse in Andalusia, la terra del flamenco…e del fútbol. “L’emozione più grande dei cinque anni al Betis è sicuramente quando abbiamo vinto la Copa del Rey, l’ultimo anno, quello in cui finiva il mio contratto. Sono stato molto contento per tutta la gente che sostiene questa squadra, si merita una soddisfazione come quella di alzare un trofeo”.

Ora, Cristian Tello ha trovato la sua oasi, in Arabia Saudita. Il ragazzo di Sabadell ne ha fatta di strada: fuori dalla Masia per inseguire un sogno. Cercato, voluto e conquistato con una delle maglie più prestigiose di sempre.

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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