Vincendo il recupero di Old Trafford contro il Brighton, in programma domani, il Manchester United andrebbe a collocarsi momentaneamente al quarto posto, che in Premier League, come in Serie A, vale la qualificazione alla Champions.
Nessun risultato positivo, però, potrebbe cancellare quell’alone di polemiche, tensioni, veleni che quest’anno non sembra voler abbandonare i Red Devils, invischiati nella lotta per il quarto posto contro avversarie – West Ham, Wolverhampton – che nelle gerarchie di inizio stagione partivano indubbiamente alle loro spalle.
Sabato scorso, in casa contro il Southampton, è arrivato il secondo pareggio consecutivo in Premier, dopo quello contro il Burnley di Turf Moore. Pochi giorni prima era arrivata l’eliminazione dalla FA Cup ai calci di rigore contro il Middlesbrough. Ralf Rangnick, in carica dal 3 dicembre 2021, non è stato in grado di invertire decisamente la rotta intrapresa sotto la guida di Ole Gunnar Solskjaer: in 10 partite di Premier sono arrivate 5 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta, per una media punti di 1,90 a partita, a fronte dell’1,42 di Solskjaer. Sul banco degli imputati, da qualche giorno, è finito anche Cristiano Ronaldo: per lui i gol stagionali sono 14, in 27 partite, di cui appena 8 in campionato. Nulla a che vedere con le sue medie abituali. E il portoghese è a secco da 6 partite, il che non gli accadeva dal lontano 2009.
Ma i numeri non sono sufficienti a spiegare il momento nero dello United. In Inghilterra da settimane si rincorrono le voci di uno spogliatoio in rivolta contro i metodi di allenamento di Rangnick. L’allenatore tedesco, d’altro canto, è abituato ad avere a che fare con calciatori giovani, ai primi contratti della carriera, e per questo più “malleabili”. Allo United ha trovato campioni già “fatti”, con stipendi cospicui e una lunga carriera alle spalle, poco disposti a modificare le proprie abitudini di allenamento e di gestione settimanale.
Tra i meno disposti a far proprie le “lezioni” del tedesco sembrerebbe esserci proprio CR7. Il cinque volte pallone d’oro sembra in difficoltà anche psicologica, come conferma il gol a porta vuota sbagliato contro il Southampton: non da lui. Ronaldo non si è integrato appieno coi nuovi compagni: forse ha legato solamente con chi conosceva già, come i connazionali Dalot e Bruno Fernandes. Ma lo stesso Fernandes, il vero protagonista della rimonta che nel 2020-2021 aveva consentito la qualificazione alla Champions, sembra la sbiadita fotocopia di se stesso. A ciò si aggiungano i continui problemi fisici di Pogba, calciatore determinante ma spesso e volentieri indisponibile. E lo scarso rendimento di Jadon Sancho, acquistato in estate per la bellezza di 100 milioni di euro.
I problemi per lo United non finiscono certo nel rettangolo di gioco, anzi s’acuiscono nell’extra-campo. La vicenda Greenwood non ha privato i Red Devils solo della necessaria serenità per affrontare il prosieguo della stagione, ma anche di un calciatore che, con la sua sfacciataggine, aveva una capacità di “rianimare” partite bloccate che nella rosa dello United non ha eguali. In ballo c’è anche il rinnovo di David De Gea, che è sempre più in discussione, viste anche le ottime prestazioni del suo vice Dean Henderson. Sul quale, nei giorni scorsi, si sono rincorse in Inghilterra delle voci di arresto per violenza domestica, a oggi non confermate.
Qualche giorno fa, in un’intervista a “The Athletic”, una leggenda del football inglese come Alan Shearer si è espresso molto duramente sul Manchester United, definendola “una squadra ad interim“, riferendosi anche al fatto che gli ultimi 3 allenatori (Solskjaer, Carrick, Rangnick) siano stati ingaggiati “a tempo determinato”. Il 23 febbraio andrà in scena l’andata degli ottavi di Champions League contro l’Atletico Madrid. Sarà quasi una sfida fra due nobili decadute, fra due squadre in vacanza da sé, dalla propria storia. Il Manchester United deve salvare una stagione: le note dell’inno più famoso del calcio potrebbero risvegliare l’onore perduto. O almeno così ci si augura dalle parti di Old Trafford.
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