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Dal ciuffo di Cagliari alla Calabria: a 37 anni Larrivey salva il Cosenza

Il Vicenza aveva sparato il primo colpo con il gol di Maggio all’andata dei playout ma non aveva fatto i conti con il “giubbotto antiproiettile” del Cosenza chiamato Joaquín Oscar Larrivey.

Foto Andrea Rosito

Cagliari: gioventù, capello mosso e il mezzo incrocio con Bisoli

El Bati, 38 primavere il prossimo 20 agosto, era tornato in Italia lo scorso febbraio per la causa Cosenza: la prima volta, 15 anni fa, con il Cagliari aveva ancora i capelli lunghi e raccolti nell’elastico. Forse ai tempi il salto era stato troppo grande per la sua età e in Sardegna non aveva lasciato il segno, totalizzando 12 gol intramezzate da prestiti vari in Sud America.

Scherzo del destino vuole che nel 2010, proprio prima di ripartire temporaneamente verso l’Argentna, destinazione Colon, a Cagliari sia arrivato Pierpaolo Bisoli, con cui non è riuscito a fare nemmeno una presenza in Serie A ma una buona parte di preparazione estiva. L’attuale allenatore del Cosenza, forse, avrà pensato a quegli allenamenti sotto il sole di dodici anni fa quando a febbraio aveva accettato l’incarico per provare a salvare una squadra in una situazione disperata.

Cosenza: esperienza e capello ordinato

Nel frattempo Larrivey è diventato un uomo: capelli corti e ordinati. Probabilemente sentiva di avere ancora un conto in sospeso con il nostro Paese.  Con il Cosenza ai playout anche grazie ai suoi gol nella regular season, 6 in totale, non è mancato all’appuntamento anche nel momento decisivo dopo essere stato praticamente inesistente per 135 minuti della doppia sfida. Prima il gol che ha tagliato le gambe al Vicenza a venti secondi dall’inizio ripresa, poi il rigore che ha chiuso la partita. Lo chiamano Bati ma non è andato ad esultare sotto la curva con la mitraglia, si è tolto la maglia (fisico invidiabile) ed è andato semplicemente a prendersi la felicità dei tifosi del Cosenza togliendosi che forse gli entreranno ancora più nel cuore di quelli di Cagliari. 

Foto Andrea Rosito

Con la doppietta siglata è arrivato a 24 gol in Italia, un numero che spera di migliorare ulteriormente l’anno prossimo: con la salvezza raggiunta è scattato in automatico un altro anno di contratto con il club calabrese. E guai a parlare di ritiro.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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