Dopo il rinnovo di contratto fino al 2027, Diego Coppola è diventato sempre più centrale per l’Hellas Verona che ha venduto tanto nell’ultima sessione di mercato. Osservato da Igor Tudor in Primavera – e lui di difensori ne capisce – è stato lanciato in Serie A proprio dall’allenatore croato. Esordio quasi due anni fa, Coppola ha mostrato ottime possibilità sia tecniche che mentali già nell’U19 del club gialloblù, capacità di cui il croato, col suo staff, si accorse subito.
Dopo i nove minuti giocati nel finale di quel 2-4 in casa del Sassuolo, dove Barak segnò una tripletta (anche dimenticando come avesse segnato), Coppola esordì per la prima volta dall’inizio nella vittoria per 3-1 contro il Venezia, giocando l’intera partita e colpendo la sua tifoseria al Marcantonio Bentegodi, una casa per lui, un luogo che conosce molto bene.
Diego è nato a Bussolengo, ma abita ed è cresciuto a Pescantina. Proprio qui, infatti, a circa 15 chilometri da Verona, ha giocato per due anni: cresciuto al Pescantina, poi passato all’Ambrosiana per un altro anno, società oggi nelle categorie regionali. Dall’Ambrosiana, poi, è passato subito all’Hellas Verona all’età di 9 anni, per svolgere tutta la trafila nel settore giovanile, dai Pulcini fino alla Primavera.
Visti i natali, è tifoso dell’Hellas Verona, sin da bambino. Da che era ragazzino è stato un frequentatore assiduo del Bentegodi per tifare Hellas, quando la squadra giocava in Serie C1 (e Lega Pro Prima Divisione) e in Serie B.
Nelle varie squadre giovanili Coppola non ha avuto davvero modo di vincere. Anzi, i primissimi momenti sono stati tra i più difficili: non rubava l’occhio come invece ha fatto oggi, ha fatto molta panchina prima di cominciare a giocare con continuità a partire dalla Under 14. È lì che compie i primi passi per emergere.
Romanticamente, un momento preciso della sua carriera nelle giovanili del Verona che può identificare una svolta avvenne in Under 16, in una gara contro il Venezia: da difensore centrale, ha segnato un gol partendo praticamente poco oltre la sua area di rigore, scartando da sé diversi ragazzi, quasi “alla Maradona” (con le dovute proporzioni). Non un gol da difensore, per niente. Insomma, Venezia gli porta bene.
Si guadagna anche la Nazionale: già in Under 15 ha partecipato ad un primo stage, per poi essere schierato anche in Under 18 contro l’Austria in amichevole e unirsi in seguito alla selezione Under 19, di cui è stato centrale nelle convocazioni del ct Carmine Nunziata (lo stesso che lo scelse anche in U18).
Momenti più difficili, meno difficili, poco importa: ogni allenatore del Verona gli ha lasciato qualcosa a livello calcistico e umano e lo ha formato nel suo percorso. Il culmine, però, all’interno del settore giovanile gialloblù, è stato raggiunto sotto la guida del responsabile Massimo Margiotta e dell’allenatore Nicola Corrent, in Primavera.
Ha legato con tutti nel tempo, anche con giocatori che hanno già approcciato alla Serie A in maniera più o meno importante: sopra tutti, l’esterno Destiny Udogie (classe 2002 oggi al Tottenham, in Inghilterra) e Matteo Cancellieri (oggi esterno dell’Empoli).
Da menzionare, però, lo speciale rapporto con colui che è stato il compagno di reparto di anni e anni: Edoardo Bernardi, con cui c’è sempre stato un forte legame di amicizia, esteso anche al di fuori del campo. Non solo hanno condiviso lo spogliato dell’Hellas, ma anche i banchi della stessa scuola superiore, che hanno frequentato assieme.
La sua crescita è continuata, a suon di prestazioni sul campo e anche a livello umano fuori dal campo, gli ha consentito di essere promosso in Prima Squadra tra la fine novembre e l’inizio di dicembre del 2021. Igor Tudor ne apprezzò la maturità dimostrata, fuori dal comune per un ragazzo di appena 18 anni. Le sue caratteristiche principali? Basso profilo, volontà ferrea di crescere, oltre che di imparare e assorbire dai calciatori affermati più cose possibili. Ne ha apprezzato la serietà e soprattutto la personalità.
Nello spogliatoio veronese è rimasta significativa una frase del Cholito Simeone riferita e riportata da Tudor: l’attaccante argentino – ancora al Verona nel momento dell’avvendo di Coppola – evidenziò quanto faccia difficoltà a liberarsi dalla marcatura di Coppola in allenamento. Tudor ha spesso sottolineato l’importanza della mentalità e del carattere nel calcio di oggi, cosa che l’allenatore croato ha visto e apprezzato in questo ragazzo.
Qualità che ha continuato a mettere in mostra, silenziosamente. E dopo 33 partite giocate nel nostro massimo campionato, al Maradona è arrivata anche la sua prima rete: quella che ha aperto le marcature di Napoli-Verona, match poi ribaltato dagli azzurri con l’autorete di Dawidowicz propiziata da Ngonge e un destro magico di Kvaratskhelia. Una bella prima volta, nonostante il risultato finale, che comunque varrà la pena ricordare e raccontare.
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