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The Italian Way, Compagno: “Gioco ogni partita come fosse la Champions. Sogno la Serie A”

Un pensiero. Fisso nella testa. Come il post-it che hai sulla scrivania. Lo leggi più volte durante il giorno. Ma lo lasci lì. Nel caso di Andrea Compagno, attaccante 28enne reduce dall’esperienza in Cina con la maglia del TJ Jinmen Tiger, in quel piccolo pezzo di carta può esserci scritto ‘Italia‘. Il suo paese d’origine. Nel quale – però – trascorre poco tempo. Dall’Asia all’Europa. Fino ai cancelli del Centro Tecnico Federale di Coverciano. Quelli non li ha mai varcati. Ma quanto c’è andato vicino… “Fu una chiamata inaspettata – racconta a Gianlucadimarzio.comUn po’ come tutte le cose che mi sono capitate in carriera. Dovrei essere deluso. Ma non è così. Ero nella stessa lista di Scamacca, Barella. Ancora custodisco gelosamente la email che mi arrivò”. Ma Compagno è lapidario. “Era giusto che prima di me ci fosse qualcun’altro”. Ovvero? “Ero, sono e resterò dell’idea che in nazionale ci deve andare chi gioca nei campionati di prima fascia“.

“Oltre ogni pregiudizio”

Compagno nasce a Palermo. Trascorre tanti anni nel calcio dilettantistico. I campi infangati. Dove lo stadio (se poteva esser definito tale) assumeva le sembianze del Santiago Bernabeu. “Sono partito dai campi della Serie D. Il primo verso passo in avanti arriva a San Marino (a 22 anni, ndr) dove gioco i preliminari di Europa League. Infortuni, voci. ‘Il livello non è alto’. “Di questo ne sono consapevole. Ma ho segnato tanti gol e conosciuto persone fantastiche. Ovunque andassi. Qualsiasi campo calpestavo. Non importava: quella era la mia Champions League“.

“Nel 2020 vado a Craiova, trovo una piazza molto calda. Vinciamo il campionato di Serie B e mi confermano. Nel primo anno di A segno 12 gol. E qui arriva la svolta”. Lo dice con il sorriso stampato in faccia. “Mi prende lo Steaua Bucarest, la squadra più importante della Romania“. Oltre i pregiudizi: ‘se fosse stato bravo sarebbe stato in Serie A’. “Li ho superati. Sono andato avanti. Grazie all’affetto delle persone che ho accanto”.

Compagno-Cina, che legame: “Qui è nato mio figlio”

Dalla Romania alla Cina. Più precisamente Tientsin, sulla riva del Mar Bohai. La domanda vien da sé. Perché? Come ci è finito un italiano nel campionato cinese? “Sono onesto – dice Compagno – Non avrei mai immaginato di giocare qui un giorno. Parto con mille dubbi e altrettante perplessità. La mia ragazza era all’ottavo mese di gravidanza. Affrontiamo un viaggio senza certezze. La ringrazierò sempre (Helenia, ndr). Anche perché – aggiunge – nostro figlio è difatti nato in Cina. Anche questo mi legherà per sempre a questa nazione”. Paure e timori buttati giù da persone per bene. Delle quali si fida. “Ho ricevuto molto affetto. Basti pensare che all’ultima partita, lo speaker ha messo ‘Sarà perché ti amo’ dei ‘Ricchi e Poveri’. Mi stavo scaldando. Ero concentrato. Ma allo stesso modo emozionato”.

Compagno ha un contratto con il TJ Jinmen Tiger (dove ha chiuso la stagione con 19 gol in 29 presenze) fino a dicembre con opzione per un altro anno. Sogni nel cassetto? Ce ne sono. “La Serie A. Fin da bambino. Ci sono campionati più alti come valore. Ma sono cresciuto con Ronaldo il Fenomeno, Baggio. Vieri e Pippo Inzaghi”. Sogno. Non obiettivo. “Non puoi prevedere il futuro. Se dovesse mai arrivare una chiamata dalla A sarei contento. Ma non mi pongo delle aspettative”. Perché qualsiasi sia la destinazione, la testa e la perseveranza non mancheranno mai.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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