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Como, Fabregas: “Qua non ci sono titolari. Cutrone vuole giocare il Mondiale”

Cesc Fàbregas, allenatore del Como (IMAGO)

Le parole di Cesc Fabregas nella conferenza stampa in vista della partita contro il Bologna. Ecco le parole dell’allenatore del Como.

Il Como si prepara ad affrontare la seconda giornata di campionato in programma sabato 30 agosto alle ore 18.30. L’avversario sarà il Bologna di Vincenzo Italiano. La squadra di Fabregas arriva a questa partita dopo la vittoria contro la Lazio di Sarri. Un 2-0 la cui importanza va oltre i soli tre punti. Per il gioco, per la sicurezza e per le idee.

Fabregas si aspetta una partita diversa rispetto a quella della scorsa domenica: “Abbiamo fatto una buona partita, ma non sempre escono partite come quella contro la Lazio. Dipende anche da cosa fanno le altre squadre. La Lazio gioca sempre dal basso, il Bologna quando li pressi alti cercano anche la palla lunga. Sarà una prova diversa“.

Non ci sarà ancora Diao. Una posizione, quella dell’esterno che preoccupa l’allenatore: “non sta bene e mi preoccupa, è una cosa collegata all’infortunio dello scorso anno. Ma quando dopo 4 mesi succede qualcosina mi preoccupa. Anche perché è un giocatore importante per noi e già dentro le nostre dinamiche. C’è da capire quanto ci vorrà per recuperarlo, che tipo di recupero fare. Non sono un dottore e non lo so. Stiamo sentendo degli specialisti. Quando tutto sarà più chiaro ci sarà un comunicato ufficiale. Tutti gli altri, tolto Dossena, stanno bene“.

Como che potrebbe fare a meno di due figure storiche per la squadra. Da una parte Cutrone, il cui addio è certo, dall’altra quella possibile di Gabrielloni. “Sono stato fortunato ad avere giocatori che amano questa maglia, la città e i tifosi“. Sulla decisione dell’ex Milan: “Cutrone posso solo ringraziarlo. Se gioca con continuità può segnare 10/12 gol. Ha reso possibile la nostra promozione. Ha dato la vita ogni giorno, ma lui vuole andare al Mondiale. Io qua non posso garantire chi gioca o no. Lui ha una grande mentalità e vuole andare a farsi vedere per essere convocato in Nazionale“. Su Gabrielloni, invece, lo spagnolo si augura che possa decidere di rimanere: “Ci ho parlato un’ora fa, spero che possa restare. La sua sarà una scelta personale. Qui è importantissimo anche se gioca poco. Quello che rappresenta qui è qualcosa di grande e io sono convinto che debba rimanere. Farà una scelta, spero che rimarrà“.

Cesc Fabregas, allenatore del Como (Imago)

Fabregas: “Qui non ci sono titolari”

Una rosa competitiva costruita con una chiara volontà e idea: “Ci si deve preparare per vincere sempre ogni partita. Ed è il motivo per cui abbiamo fatto una rosa competitiva. Se un giocatore è stanco, ne abbiamo un altro che entra con voglia ed energia. Vedere Morata pressare alto al 90′ dà l’idea della mentalità. Qua non ci sono titolari, gioca chi sta meglio. I giocatori devono sapere questo e sentire che fino all’ultimo minuto può giocare. Non mi piace dare la formazione giorni prima, qua bisogna andare a mille fino all’ultimo allenamento“. Una rosa che potrebbe essere ancora arricchita con “un difensore centrale e un portiere”. In uscita, invece, c’è Azon “che sta volando a Ipswich”. Sul nuovo arrivato Ramon: “Ha una fame che gli ha permesso di essere già pronto nonostante fosse arrivato da poco”.

Una stagione da costruire giorno per giorno. Per i giocatori che “spingo sempre a ragionare sul presente, senza pensare a quello che accadrà la settimana successiva“. E per sé stesso e per la squadra: “Vincere giocando bene come domenica è bello, ma non c’è tempo per restare fermi a pensarci. Torno a casa, bevo una birra e ragiono sulla nuova partita da giocare“.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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