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“Blue Moon” a Etihad, ma il pareggio manda la “finale della Premier” ai supplementari

“La finale della Premier” finisce in parità. A Etihad, tra Manchester City e Liverpool, è 2-2 il risultato finale di una delle partite più attese della stagione del calcio europeo.

 

 

Ora i supplementari, cioè le ultime sette partite della stagione, che decideranno l’assegnazione del titolo. Il punto di distacco prima del match era uno, e ne resta uno anche dopo i novanta minuti di Manchester: 74 i Citizens, 73 i Reds

 

 

Superiorità City

Blue moon“, cantano i tifosi del City, di solito così mansueti, dal primo minuto. Anche la partita sembra assumere la stessa tinta: merito non solo del fumogeno che colora il teatro della sfida, ma anche e soprattutto dell’orchestra di Guardiola, che domina il primo tempo e infilza il Liverpool sfruttandone le debolezze. Quelle stesse fasce che solitamente sono il terreno di caccia dei Reds diventano la scena del delitto, ma ad appannaggio del City: a sinistra Foden e soprattutto Cancelo hanno campo libero, mettendo Alexander-Arnold in inferiorità. Non va meglio a Robertson, messo in difficoltà dai movimenti della catena De Bruyne-Sterling-Gabriel Jesus. 

 

 

La tattica di Pep

Eppure, a sorpresa il vantaggio del City dopo 5′ di gioco arriva da imbucata centrale di De Bruyne. Proprio lui, che da bambino ricevette in regalo per Natale una maglia del Liverpool, di cui era tifoso, segna il dodicesimo gol nelle ultime 13 in Premier a Etihad. Da quel momento, i Citizens guardano con maggior interesse la coppa della Premier presente a bordocampo. Prima della partita Guardiola aveva detto: “Il loro modo di difendere è unico al mondo, dovremo pensare a delle soluzioni“. La soluzione è il lancio che oltrepassa la difesa dei Reds, tagliandola da un lato all’altro: così nascono le migliori azioni dei padroni di casa. 

Il pareggio red

Il pareggio del Liverpool arriva alla prima vera azione da Liverpool: lancio di Robertson per Alexander-Arnold, appoggio di quest’ultimo per Jota, palla alle spalle di Ederson. Per il portoghese è il ventunesimo gol stagionale: miglior rendimento in carriera. Al 36′ il City ritorna meritatamente avanti: brillante assist di Cancelo per Gabriel Jesus, la mossa a sorpresa di Pep. Il Liverpool nel primo tempo è irriconoscibile: lanci lunghi di Matip e Alexander-Arnold sbagliati, Fabinho un fantasma. 

Il secondo tempo

L’aria cambia all’inizio del secondo tempo, quando il Liverpool mette in campo più movimento e presenza offensiva, trovando ampiezza e smarcamenti. Dopo un minuto ecco il pareggio di Mané. Il pareggio non demoralizza il City, che ci metterà poco a ritrovare la superiorità. Sprecano sia Gabriel Jesus che Sterling, Van Dijk sale in cattedra. I cambi faticano a incidere: né Diaz da una parte né Mahrez cambiano le sorti del match. Anzi, al 93′ l’algerino si divora il gol che avrebbe dato al City più di metà della Premier. 

 

 

Un nuovo capitolo

Guardiola e Klopp sono stati per tutta la partita le maschere della tensione: il catalano parla nervosamente con il suo vice Juanma Lillo, si tocca mento e pelata, stringe Cancelo in un abbraccio nevrotico che si rivela un pretesto per delle indicazioni tattiche. Il tedesco protesta con l’arbitro, dal suo labiale si evince l’insoddisfazione per l’entità del recupero, riflesso di quella più profonda per il rendimento della squadra. Alla vigilia aveva detto che nessun risultato avrebbe reso la Premier 21-22 “done and dusted“, che sarebbe rimasta comunque aperta. Il pareggio tiene ogni porta aperta, ancor più degli altri possibili esiti. Finisce con i giocatori delle due squadre che escono dal campo sulle note di “Hey Jude“. I due allenatori si abbracciano: sanno che la grande sfida del calcio contemporaneo deve ancora scrivere il suo finale. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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