Dopo l’ennesima annata – sportiva e non solo – complicata, per il Calcio Catania è in arrivo un’altra estate di lotta e passione. Ancora una volta, a mettere in pericolo il futuro della storica matricola 11700 è la difficile situazione economica-finanziaria in cui la società si ritrova da ormai diverso tempo. Tramontata l’ipotesi-Tacopina, per ottemperare alla prossima importante scadenza in programma il 28 giugno – ossia l’iscrizione al campionato di Serie C 2021-2022 – la SIGI ha diramato via social un appello pubblico per cercare sostegno economico dai tifosi rossazzurri.
Stamattina a Torre del Grifo si è infatti tenuta una conferenza stampa in cui il presidente del CdA SIGI Giovanni Ferraù ha spiegato le modalità dell’iniziativa “Uniti per il Catania”. L’occasione ha dato modo all’avvocato catanese di toccare anche tutti gli altri temi d’attualità con passaggi salienti su Joe Tacopina e sulla somma da reperire per garantire l’iscrizione al campionato.
“La volontà è quella lanciare un messaggio positivo per non lasciare nulla di intentato. L’iniziativa tende non a fare una colletta ma a rendere partecipi tutti per il rilancio e la salvezza del Catania. Tutti devono fare la loro parte e l’appello è anche per la ‘quota imprenditoriale’ della città. Investire oggi sul Calcio Catania significa salvaguardare un patrimonio della città che potrebbe venire meno. Oggi è il momento dell’unità e della compattezza, della compartecipazione. Noi abbiamo preso il Calcio Catania per darlo poi a un investitore più importante: SIGI aveva e ha l’obiettivo di salvare la matricola e cedere ad altri visto che non avevamo 15 milioni per rilanciare il club e portarlo in altre categorie. L’investitore deve vedere una città che si muove e che risponde presente, e mi rivolgo a professionisti e commercianti. Speriamo di poter iscrivere la squadra, nel caso non dovessimo riuscirci restituiremo i soldi a chi li ha versati. Noi stiamo facendo il possibile e all’appello mancano circa 800mila euro per iscrivere la squadra e avviare la nuova stagione. Poi dal 29 giugno cercheremo investitori validi che mettano 15 milioni di euro e programmino un piano di ristrutturazione del debito. È ovvio che il fallimento, di cui oggi non voglio parlare, è un rischio. Un rischio minimo ma c’è. Noi lo dobbiamo scongiurare anche se la società è in difficoltà”.
“Eviterei di rispondere a chi semina odio e zizzania dagli Stati Uniti, ma la verità va detta. Dopo la scadenza dei termini del preliminare di gennaio, SIGI ha stipulato un altro contratto con Tacopina e questo non era subordinato all’omologa del tribunale, ma al raggiungimento di un debito. Qualunque esso fosse. E Tacopina si era obbligato a dare un milione e ne ha versati 600mila euro. È scappato via da inadempiente quindi quello che non ha rispettato le promesse è stato lui. Io mi sono fatto rapire dal sogno americano e ho sbagliato, lo ammetto. Il sogno americano era una illusione. Ma Tacopina forse non ha mai messo un centesimo di tasca sua, li ha chiesti ai suoi investitori. È lui che non ha onorato il contratto. È un inadempiente”.
“Nelle ultime settimane abbiamo mantenuto il silenzio per le trattative in corso. Ve ne erano quattro in corso, due in stato molto avanzato. Mercoledì una delle due è venuta meno per ragioni imputabili all’investitore dopo uno scambio di carte di circa un mese. Sempre mercoledì anche una sponsorizzazione internazionale ci ha comunicato che non era possibile che questa avvenisse. A quel punto, entrambe le notizie ci hanno lasciato un po’ con il fiato corto. Il problema è sempre lo stesso: gli investitori si avvicinano, si documentano e poi quando conoscono la situazione tornano indietro. Se la piazza però risponde, come ha sempre dimostrato in campo e fuori, le cose possono cambiare. Con gli imprenditori con cui stiamo discutendo sarebbe utile una dimostrazione di entusiasmo, perché potrebbe spingerli ad andare avanti nelle trattative. Chi urla al fallimento, invece, fa un danno al Catania.”
“Lo scorso 23 luglio (il giorno in cui SIGI è divenuta proprietaria ndr.) eravamo messi peggio di adesso, il direttore Pellegrino ha fatto una squadra che è arrivata quinta in campionato e ha onorato la maglia. Oggi la situazione in confronto è paradiso, non mi preoccupa il dopo. Abbiamo un vivaio che non possiamo disperdere. Dall’altro lato però, occorre realismo: in questo momento non possiamo perdere tempo dietro alle interlocuzioni, c’è la scadenza da rispettare. Allo stato attuale, è bene essere consapevoli che nessuno investirà sul Catania se non un innamorato della nostra magnifica città. Il catanese è l’unico che può farlo. Solo lui può scrivere il nostro futuro passando il testimone all’investitore”.
A cura di Marcello Mazzari
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