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“Casadei come Gerrard”: la trasformazione raccontata da chi lo ha allenato

Sguardo fiero, braccia spalancate, esplosione di gioia con il gruppo. Ma quanto è bello esultare così? Chiedere per credere a Cesare Casadei, autore prima di una doppietta nella sfida d’esordio al mondiale U20 col Brasile, poi di altre due reti contro la Repubblica Dominicana, il rigore decisivo contro l’Inghilterra e una rete alla Colombia per un totale di 6 reti in 5 partite.

 

Il perfetto ritratto di un giovane leader, pronto ad archiviare definitivamente la difficile stagione di adattamento al calcio inglese, successiva al trionfo in Primavera con l’Inter di Chivu. “È da un po’ che si parla di lui perché sta facendo cose importanti. Il suo rendimento in nazionale non mi sorprende, sapevo sarebbe riuscito ad imporsi, ha qualità indiscusse”. A parlare ai nostri microfoni, con tono emozionato, è Daniele Abbondanza, ex giocatore del Cesena negli anni 80 ed allenatore del talento romagnolo durante la sua militanza negli Esordienti B bianconeri. Una figura importante, che non ha mai dimenticato il suo gioiellino. “Lo seguo sempre, a volte incontro i genitori e sono fiero del suo percorso. Mi piacerebbe andarlo a trovare”.

Casadei, oro di Cesena

Entusiasmo, orgoglio, sentimento. Quando Abbondanza parla del suo campione si percepiscono tutte. Come carezze paterne ad un racconto man mano sempre più pieno di aneddoti. “Durante il periodo alla guida degli Esordienti B del Cesena vi erano altri ragazzi validi quali Turicchia, Giovane e Prati: gente già allora dotata di qualità tecniche, caratteriali e mentali superiori alla media in Italia. Cesare era un po’ il riferimento del gruppo, tutti si appoggiavano a lui anche se questo, nei primi mesi, gli causò un po’ di oppressione dopo qualche errore, così un giorno lo presi da parte, gli dissi di non preoccuparsi ed intervenni anche sul campo”.

 

Come? “Lo spostai a terzino destro e al primo pallone che gestí prendemmo gol. Si disperò ma fu la svolta perché da allora disputò una stagione straordinaria, adattandosi persino al nuovo ruolo. L’ho sempre visto mezzala d’inserimento ma decisi di metterlo lì per fargli vedere il gioco da un altro punto di vista. Persino la madre, dopo un allenamento, mi disse di aver apprezzato il cambiamento. Il ragazzo era più libero mentalmente e proprio la sua creatività sul campo faceva impazzire tutti”.

From San Siro to the Blues

Cesena per Casadei, sa di palestra, Milano, a soli quindici anni, di sogno ad occhi aperti. Ragazzo umile, ligio al dovere e sempre voglioso di migliorarsi ad ogni costo, una vera e propria risorsa per Abbondanza. Che non lo ha mai dimenticato. “Sapevo che con il fallimento del club si sarebbe presto concretizzata un’occasione. Ha accettato l’Inter in un’età in cui è molto difficile per tutti allontanarsi dalla famiglia ma già al tempo possedeva tutti gli strumenti per farcela. Quando potevo andavo a vederlo giocare ed era una gioia per gli occhi. Non mi piace assolutamente dire di avergli insegnato qualcosa, penso piuttosto di averlo aiutato a tirar fuori tutto quello che aveva dentro. Lo vedo molto simile a Gerrard o Kimmich per la capacità di ricoprire ogni zona del campo sapendo sempre cosa fare. È un po’ uno straniero per le sue caratteristiche”.

 

Prospettiva assoluta, mentalità da veterano. Gli anni in nerazzurro di Cesare sono tutti riassumibili nella meravigliosa parentesi 2021-2022, chiusa dal ragazzo con 17 gol, 5 assist ed un campionato Primavera vinto da protagonista (suo il gol del pareggio nella sfida Scudetto contro la Roma su assist di Franco Carboni). Una stagione da incorniciare che spalanca presto le porte della Premier League per 20 milioni di euro (15+5 di bonus). “Ai giornali piace ricamarci su per vendere ma non credo che questo lo possa minimamente condizionare – continua l’ex allenatore-. “Sono contento sia andato via perché all’estero i giovani si formano prima, liberi d’interpretare, il periodo al Reading poi gli è stato utile per giocare coi grandi”.

 

I ricordi si sprecano, così come i consigli. Abbondanza apre il cuore. “So che non cambierà mai: è un buono, molto timido con grande disponibilità verso il prossimo. Non parlava molto ma il suo linguaggio del corpo raccontava già tutto. Era un esempio. Veniva sempre per primo agli allenamenti e non ha mai fatto pesare la sua classe, spero compia l’ultimo passo necessario per la sua crescita, ama il calcio e merita tutto”. Il viaggio continua, il futuro è adesso. ‘Dei’ non vuole smettere di sognare.

Damiano Tucci

Classe '97, catanese orgoglioso ma timido. Dopo aver capito di non poter mai emulare le rovesciate di CR7 o i gol da centrocampo di Mascara per cause di forza maggiore ho deciso di provare a tradurre in parola i sentimenti derivanti dal Gioco Più Bello Del Mondo. Lo sfondo della Champions League sul pc orienta l’orizzonte, le storie da raccontare nutrono l’anima. Il sogno? Vivere di adrenalina col microfono in mano. Senza mai un rimpianto.

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