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Queiroz e l’Iran: storia di successi, rotture e ritorni

Tre fischi che sembrano non terminare mai. Queiroz ha vissuto quegli istanti come il resto della partita, lì sul limite dell’area tecnica. Impossibile stare seduti in panchina, le emozioni non lo permettono. Cento minuti con quell’espressione seriosa che lo contraddistingue, camminando nervosamente davanti alla panchina, Ma dopo il fischio finale si è lasciato andare, buttando fuori tutte quelle emozioni che aveva tenuto dentro di sé. L’Iran batte 2-0 il Galles e può sognare una qualificazione agli ottavi dei Mondiali che dire storica sarebbe poco. Tutto passa dall’uomo che guida questi ragazzi.

 

Queiroz e l’Iran: tra successi, rotture e ritorni

 

Un matrimonio vero e autentico. Come una qualsiasi coppia, Queiroz e l’Iran hanno vissuto periodi positivi e negativi. Successi, “litigi”, rotture. Alcune più profonde, altre superficiali. Tutto è iniziato nel 2011, quando Carlos decide di provare un’esperienza diversa dalle altre. L’approccio con una realtà totalmente nuova non è stato semplice. Ci è voluto tempo per capire tutte le dinamiche e poter intervenire dove necessario. Fin dal primo giorno le incomprensioni non sono mancate, causate da due punti di vista differenti tra la federazione iraniana e Queiroz. 

 

  

 

 

 

Primo problema da affrontare: le convocazioni. La Federazione, prima del suo arrivo, aveva sempre puntato su giocatori nati in Iran, lasciando a casa gli altri. Sapete cosa ha fatto Queiroz appena arrivato? Ha deciso di convocare tutti i giocatori possibili secondo le regole FIFA. Così inizia a chiamare tutti, alzando la cornetta il mattino e abbassandola la sera. Per una nazionale competitiva c’è bisogno di calciatori di livello, Queiroz vuole essere chiaro fin dall’inizio. In nazionale iniziano ad arrivare ragazzi nati in Europa, altri che hanno lasciato l’Iran da piccoli. Carlos si impone come sa fare, mettendo al centro – come ha sempre fatto – il bene della squadra.

 

Dal 2011 al 2019 Queiroz è stato a un passo dalle dimissioni per ben quattro volte, sempre a causa di incomprensioni con la federazione. Una separazione che è arrivata poi nel 2019, al termine dei Mondiali in Russia. Ma dopo le panchine di Colombia ed Egitto, e una finale di Coppa d’Africa con la nazionale di Salah, Carlos ha ascoltato il cuore ed è tornato in Iran. La missione non era ancora terminata. 

 

 

 

E’ tornato e ha ricostruito l’identità che aveva creato negli anni passati. Ha ritrovato il gruppo che aveva lasciato. Una squadra che mette al centro il sacrificio: lì dove non arriva il talento c’è sempre il cuore. Un calcio organizzato, difensivo, efficace. Passa tutto dalle sue idee.

 

La storia di Carlos Queiroz prima dell’Iran

 

La carriera di Carlos Queiroz è stata come una maratona. E’ partito da casa e poi ha iniziato a girare il mondo, mettendo sempre nella valigia quella voglia di spingersi oltre che lo contraddistingue. Ha iniziato in Portogallo, prima con la nazionale under 20 – crescendo giovani come Figo e Rui Costa – e poi con la prima squadra. Tutto questo fino al 1996, quando dopo un’esperienza con lo Sporting Lisbona decide di partire alla ricerca di nuove sfide.

 

 

 

 

 

In sei anni (dal 1996 al 2002) cambia quattro panchine, dal New York Red Bulls fino alla nazionale sudafricana. Qui arriva la chance che probabilmente gli cambia la vita: Queiroz diventa il vice di Sir Alex Ferguson al Manchester United, curando la parte tattica della squadra. A guardarlo non sembrerebbe, ma dietro quell’aria mite si nasconde un uomo dal carattere forte, capace di imporsi senza timore. Fece così proprio con i Red Devils, come svelato anche da Roy Keane nei mesi scorsi. L’irlandese ha confessato di aver lasciato Manchester per colpa proprio di Queiroz. Ma guai a pensare che sia uno “spacca spogliatoi”.

 

Perché Carlos ha lavorato con i migliori giocatori del mondo e non solo come vice allenatore. Dopo i Red Devils ha addirittura guidato il Real Madrid dei Galacticos, gestendo campioni come Figo, Ronaldo e Zidane. Sono questi gli anni in cui Queiroz è cresciuto, sia dal punto di vista professionale che umano. Il bagaglio si è riempito sempre di più, aumentando quella voglia di cercare sfide sempre più intriganti. In Europa, Asia o in Africa non importa. Così, dopo un’altra parentesi con i Red Devils e il ritorno sulla panchina del Portogallo, Queiroz sposa il progetto dell’Iran. Il resto è storia recente, che ci racconta di un uomo (prima che un allenatore) che ha deciso di riscrivere la storia di una nazione. Con coraggio, determinazione e voglia di fare.

 

Dietro quegli occhi di ghiaccio c’è un uomo che vede i propri calciatori come dei figli. Le immagini di oggi lo raccontano. Due le istantanee più belle: prima Azmoun che si gira e afferra Queiroz al collo, come a dire “ce l’abbiamo fatta”. Infine la squadra che lo prende di peso e lo inizia a lanciare in cielo. Leadership, idee, gestione dei singoli. Queiroz è il vero fuoriclasse dell’Iran.

Davide Masi

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