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Birra al tartufo, scavetti e Andreazzoli. Caputo: “Ho l’Empoli sulla pelle. Per De Zerbi ero il Professore”

Dopo un digiuno di 10 giornate, contro la Fiorentina, Caputo ha ripreso da dove aveva lasciato. Con uno scavetto, proprio nello stesso modo in cui aveva segnato l’ultimo gol nella scorsa stagione contro la Juventus. “Tra i 2 quello a Firenze era più difficile secondo me. Ero più defilato, avevo il portiere più vicino e la palla messa da Grassi era di prima quindi è stato tutto questione di un attimo. Alla fine è andata bene perché era quello che volevo fare. È capitato anche in allenamento di farlo ai nostri portieri, io cerco di essere sempre più freddo sotto porta”, così Caputo a Gianlucadimarzio.com.

 

 

E con quello ai viola ha raggiunto le 50 reti in maglia azzurra e quota 22 in Serie A che lo rendono il terzo miglior marcatore dell’Empoli nel massimo campionato, dietro a Tavano (25) e Maccarone (28). “Spero di raggiungere Maccarone già quest’anno. 50 gol con l’Empoli è un traguardo importante, ma io nella mia carriera non sono mai andato dietro a degli obiettivi”. Tranne una volta, ma in ballo c’era una cena con il suo idolo Del Piero. “Mi lanciò la sfida e io accettai. Mi andò bene perché feci 21 gol quell’anno, ma la cena ancora non l’abbiamo fatta. Gli rinnovo l’invito”.

 

“De Zerbi, un malato di calcio. Mi chiamava Il Professore”

Quella scommessa la vinse anche grazie al gioco di Roberto De Zerbi al Sassuolo. “È un malato di calcio, tante volte non dormiva la notte per vedere partite e studiare gli avversari o per dirci poi come posizionarci col corpo: vive di quello. Quella è la sua forza. Ci mette tanta passione e desiderio in quello che fa. Ha un’idea di calcio diversa dagli altri che ha sposato a pieno e va avanti per la sua strada. Mi sono trovato bene perché a Sassuolo mi ha voluto lui. Pretende tanto, ma se entri nella sua idea di calcio poi ti diverti tanto. Sta dimostrando di essere un grande allenatore, ogni tanto mi scrive ancora quando guarda le mie partite. Vuole sapere alcune cose. Siamo rimasti in ottimi rapporti e credo che ne sentiremo parlare per tanto tempo”. E poi ricorda un aneddoto simpatico con RDZ: “A Sassuolo mi disse: ‘Ciccio ma chi ti ha insegnato a fare questi movimenti? Non ho mai visto niente del genere’. E io gli ho detto ridendo: ‘Guarda Mister che non sono stato chissà da quali maestri…’. Mi chiamava Il Professore”. Al Sassuolo ha conosciuto anche Scamacca per alcune settimane in ritiro e che ritroverà nel match contro l’Atalanta, prossimo avversario dell’Empoli al Castellani: “È un bravissimo ragazzo e ha delle grandi qualità che non ha espresso ancora del tutto. Ha tutto per diventare un grande attaccante. È tutto nelle sue mani. Ora è in una società come l’Atalanta e ha un grande allenatore come Gasperini: ha tutto per migliorare. Contro di loro sarà un’altra partita tosta dopo quella di Firenze, ma giochiamo davanti al nostro pubblico e dobbiamo cercare di farci trovare pronti”.

“L’Empoli è sulla mia pelle. Con Andreazzoli basta uno sguardo per capirci”

Dopo 4 anni tra Sassuolo e Sampdoria, Caputo è tornato a Empoli lo scorso gennaio. “L’Empoli è la società che ha puntato su di me in Serie B e insieme siamo andati in A con Andreazzoli. Sono sempre rimasto legato a questa città, tanto che avevo comprato anche casa qualche anno fa e ci sono tornato adesso. Empoli è sulla mia pelle, poi ci sono situazioni calcistiche che comportano delle scelte. Quando c’è stata l’opportunità di tornare non ho guardato il lato economico e ho sposato questa causa”. 

 

 

Dopo l’esonero di Zanetti, il club del presidente Corsi ha deciso di richiamare Andreazzoli, che da quando è tornato sulla panchina azzurra ha collezionato 7 punti. “Insieme a Luperto e Ismajli, siamo quelli che lo hanno già avuto e sappiamo cosa ci chiede in campo. Abbiamo ritrovato quella fiducia e quella consapevolezza, che con delle sconfitte e delle situazioni che non sono andate a nostro favore  ci erano mancate. C’era quell’ansia di non potercela giocare con chiunque. Anche a Firenze si è visto che la squadra ha un altro spirito. Siamo contenti di come siamo ripartiti. Il mister con la sua serenità riesce a non farti pesare nulla. È stato bravo a mettere tutti allo stesso livello, chi gioca e chi no: questo non è poco. La squadra rema in un’unica direzione, lo si è visto a Firenze, ma anche con l’Udinese con cui meritavamo di vincere e abbiamo pareggiato, e anche col Bologna anche se abbiamo perso 3-0, ma la prestazione c’è stata. Ora dobbiamo continuare a pedalare”.

 

 

Al 69enne di Massa lo lega un rapporto speciale. “Quando è tornato qui gli ho raccontato cosa era accaduto a mia figlia. Lui è molto sensibile. Mi ha detto: ‘Mi basta quel che mi hai raccontato, ti ho già capito, non ti preoccupare, continua ad allenarti che col tempo passerà e tornerai ad essere il Ciccio che io conosco’. Nelle ultime partite penso che si sia visto. Ho sempre avuto un rapporto di stima e di rispetto prima di tutto nei suoi confronti. Ci capiamo con uno sguardo. Non parliamo tanto, ma ho talmente tanta stima che non posso non aiutarlo a fare quello che lui mi chiede: sono il più grande e devo dare anche l’esempio, passa tutto da me”. 

“Una birra per l’Empoli? Magari al tartufo”

Un senso di responsabilità in campo e nella vita. Come nel giugno 2022, quando Ciccio ha completato gli studi e ha conseguito il diploma. Un messaggio per i suoi figli. Giugno 2022 diplomato: “Dopo quello che mi è successo non ho pensato a nulla. Ora mi godo questi 2-3 anni che mi restano di carriera e poi vediamo. Mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, ma bisogna vedere perché ho anche un’azienda di birra e un centro sportivo ad Altamura. Devo capire un po’ come gestire la situazione, ma vorrei restare nel mondo del calcio. L’Empoli che birra sarebbe? Non è facile comparare l’Empoli a una birra, la mia è fatta con il pane di Altamura, magari si potrebbe studiare qualcosa con qualche prodotto tipico di qui come il tartufo ad esempio. Mi hai dato un input, non ci avevo mai pensato”. Sorride finalmente Ciccio. Dalle lacrime per quello che ha passato con Sofia a una risata spensierata rivolta al futuro.

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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