Il 9 luglio 2006, nella notte di Berlino, aveva la fascia da capitano al braccio. La sera stessa Fabio Cannavaro alzò quella coppa al cielo facendo gioire un’intera nazione. Insieme a lui c’era Andrea Pirlo, che dopo aver calciato e segnato il primo rigore della sequenza tornò a centrocampo per abbracciare il suo capitano fino alla vittoria finale.
Vecchi ricordi, ormai lontani 14 anni. “Oggi siamo uomini diversi – spiega Cannavaro alla Gazzetta dello Sport. I ricordi della Germania lasciamoli lì. Andrea mi aveva detto che avrebbe voluto allenare e ha avuto la sua occasione, si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Ora viene il difficile: dovrà cercare di far capire alla squadra la sua idea di calcio, e non è così immediato”.
Da Suarez e Dzeko, passando per Cristiano Ronaldo che “È il migliore, ma a trentacinque anni deve capire che è meglio fare 40 partite da 8 in pagella che 50 tutte sufficienti”. Cannavaro commenta la situazione in casa Juve, ambiente che lui conosce alla perfezione.
“Dzeko è forte, ma sono convinto che i bianconeri faranno anche scelte diverse. Non capisco la tendenza a prendere dall’estero giocatori a fine carriera, credo che ormai tutti abbiano uno scouting che ti consente di prendere giovani interessanti. L’unica eccezione la farei per Messi. Leo è un fuoriclasse, avrebbe un appeal diverso sulla Serie A”.
Cannavaro, poi, commenta le squadre di vertice del campionato italiano che potrebbero insidiare la Juventus per il titolo. “È presto per dire se sarà un discorso solo per Juve e Inter. L’Atalanta rimane una macchina da guerra, la Lazio fa bene da anni e poi mi piace il Napoli di Gattuso. Il Milan, invece, potrebbe aprire un ciclo importante”.
L’intervista completa sulle pagine de “La Gazzetta dello Sport”.
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