Interviste e Storie

Un ex pilota di aerei, una fucina d’oro e il fattore casa: dentro la favola del Bodo/Glimt

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Bodo/Glimt (Imago)

Alla scoperta del miglior club del nord Europa, che affronterà la Lazio nei quarti di finale di Europa League

Un allenatore che non ha mai giocato a calcio, un direttore sportivo visionario e un ex pilota di aerei dell’esercito: sono loro i protagonisti della favola del Bodo/Glimt, club della contea di Nordland che negli ultimi anni ha fatto la storia e che si prepara ad affrontare la Lazio in Europa League.

Fondato nel 1916, in ritardo rispetto alle altre squadre della contea, il club giallonero ha vissuto nella mediocrità per esattamente un secolo. Un saliscendi infinito tra la prima e la terza divisione, che ha avuto fine soltanto nel 2017.

Da quel momento tutto è cambiato: strategia, mentalità, staff e soprattutto il palmares. La superlaget ha iniziato a dominare in patria – vincendo 4 degli ultimi 5 campionati -, a mettere insieme trofei importanti e a ottenere credibilità anche in Europa, grazie a cessioni di livello e a ottimi risultati nelle coppe continentali.

Facciamo un passo indietro però, per andare alla scoperta di come il Bodo sia risorto dalle proprie ceneri per diventare la miglior squadra del calcio nordico.

Gli artefici del trionfo

Kjetil Knutsen, Havard Sakariassen e Bjørn Mannsverk. Nomi sconosciuti alla stragrande maggioranza degli appassionati di calcio, idolatrati in Norvegia: sono loro gli artefici della rinascita del Glimt. Il primo, un vero e proprio genio del calcio che fino alla cinquantina d’anni ha vissuto lontano dai riflettori, promosso da vice allenatore a responsabile della prima squadra, riuscendo a dare una impronta chiara ai propri giocatori. E pensare che si era presentato dichiarando: “Quando sono arrivato non sapevo cosa aspettarmi. Nessuno si aspettava il successo attuale, me compreso. Il mio unico obiettivo era concentrarmi sulle operazioni quotidiane”. Una sorta di allenatore a interim che ha cambiato la storia della squadra.

Poi Sakariassen, storico ex calciatore assunto come direttore sportivo nel 2022. A lui si deve il cambiamento della politica del club: “Abbiamo abbandonato l’etichetta di club venditore, questo è stato il nostro viaggio. Il nostro focus non è mai stato raddoppiare il budget o vincere il campionato. Abbiamo semplicemente cercato di massimizzare il nostro potenziale ha subito detto, esprimendo l’umiltà di un club che fino a pochi anni fa non riusciva neppure a stare in prima divisione con continuità.

E infine Bjørn Mannsverk, un ex pilota d’aerei dell’esercito impegnato in missioni in Afghanistan e Libia che non sapeva nulla di calcio. E allora cosa c’entra con la favola del Bodo? Semplice, una volta conclusa la carriera militare ha deciso di reinventarsi mental coach, seguendo i calciatori passo dopo passo in un percorso verso la maturità mentale che caratterizza le grandi squadre.

Jens Petter Hauge, Bodo/Glimt (Imago)

Una fucina d’oro

Come ogni squadra nordica che si rispetti, anche il Bodo è riconosciuto per essere un ottimo punto di crescita per giovani calciatori. Negli anni sono stati tanti infatti i talenti in grado di fare ottime cose in Norvegia ed essere venduti verso i top campionati: da Gronbaek a Boniface, passando per conoscenze della Serie A come Botheim, Hauge e Solbakken.

Non sempre però chi ha lasciato casa è riuscito a confermarsi ai livelli raggiunti al Bodo/Glimt. Ne sanno qualcosa gli stessi Solbakken e Hauge, con quest’ultimo in particolare che dopo una serie di esperienze sfortunate è tornato tra i gialloneri, dove è tornato a fare la differenza.

I successi europei e il fattore casa

È nel passato più recente, però, che i gialloneri hanno iniziato a fare grandi cose anche in Europa. Vittorie importanti contro Roma (il 6-1 del 2021), Porto, Besiktas e per ultimo anche l’Olympiakos, tutte nel segno del fattore casa. Andare a giocare nel sintetico dell’Aspmyra Stadion è un’impresa per tutti, e non è un caso che quest’anno sia arrivata una sola sconfitta interna.

Il Bodo/Glimt vuole continuare la propria ascesa, in patria e nel mondo. Adesso il traguardo storico dei quarti di finale di Europa League, dove i norvegesi incontreranno la Lazio: senza paura e con l’umiltà che li ha sempre contraddistinti, per diventare leggende.

Alessandro Mammana

Classe 2004, credo che la prima parola uscita dalla mia bocca sia stata "palla". Da sempre innamorato dello sport, il calcio è stato il mio compagno di vita, sin dal giorno zero. Ci ho giocato per una quindicina di anni prima che il mio corpo dicesse stop, ma potevo mai starne lontano? Assolutamente no, ed ecco che tutte le telecronache virtuali fatte giocando a Fifa o Pes hanno trasformato quello che prima era solo un sogno in un obiettivo

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Alessandro Mammana

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