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Bellingham: “Da bambino non mi piaceva il calcio e raccoglievo margherite”

Un avvio di stagione da protagonista al Real Madrid, con tredici gol in 13 partite, Jude Bellingham ha ricevuto il premio Kopa come miglior giocatore U-21 al gala del Pallone d’Oro. E pensare che da bambino non gli piaceva giocare a calcio. 

 

Real Madrid, le parole di Bellingham

 “All’inizio non mi piaceva per niente il calcio. Ma se oggi me lo togliessero impazzirei. Quando ero bambino andavo ad allenarmi e mi dedicavo a raccogliere l’erba, i fiori, facevo delle collane con le margherite per regalarle a mia madre che era fuori dal campo e mi guardava. È andata così e la cosa più bella di tutta questa storia è che probabilmente è questo il motivo per cui alla fine mi sono appassionato al calcio. Mio padre mi portava agli allenamenti e mi diceva: “Se vuoi puoi andare a giocare a rincorrerti con gli altri bambini o a raccogliere fiori”. I miei genitori non mi hanno mai obbligato a fare nulla in tal senso purché mi comportassi bene e aiutassi gli altri. Immagino che il mondo per me fosse il parco giochi e loro me lo ricordano ancora oggi”, così Bellingham a L’Equipe. 

 

 

L’inglese ha poi proseguito: “La mia passione per il calcio è dovuta alla competizione. Sono sempre stato molto competitivo, anche quando giocavo a nascondino o a raccogliere i fiori più belli. Crescendo ho avuto qualche problema perché quando perdevo mi arrabbiavo moltissimo, mi rifiutavo di stringere la mano all’avversario, ho imparato a essere rispettosi, ma è soprattutto la competizione che mi ha fatto amare questo sport”.

 

 

L’ex Borussia Dortmund ha poi parlato degli obiettivi con il Real Madrid: “In cinque anni al Real spero di vincere cinque Champions League, un Europeo e magari un Mondiale. E’ vero che sono uno che vuole essere il più ottimista possibile e non penso a perdere una partita. Dobbiamo affrontare ogni competizione per vincerla perché altrimenti che interesse c’è? È molto complicato dare un numero esatto di titoli, quanti qua e là, preferisco concentrarmi sul giocare bene e se tra cinque anni la mia famiglia sia felice, questa è la cosa più importante per me. Devo continuare a giocare come ho fatto finora perché sono convinto di poter fare grandissime cose”.

Redazione

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