Un Belgio come quello a disposizione di Roberto Martinez, nella storia, non si era mai visto. Sulla carta nomi come quelli di Hazard, De Bruyne e Lukaku sono su un altro pianeta rispetto a giocatori del passato come Luis Oliveira o Jan Ceulemans.
La squadra che nell’ultimo decennio ha rappresentato i Diavoli Rossi è stata di gran lunga la più forte di tutte: per esempio mai era successo che la nazionale belga si fosse qualificata due volte di fila alle fasi finali di un campionato europeo. Eppure, per una rosa da cui ci si è sempre aspettati il massimo sono arrivate più delusioni che gioie.
La prima la si può collocare ai Mondiali in Brasile del 2014: il primo vero team “monstre” scendeva in campo così contro l’Algeria: Cortouis, Alderweireld, Kompany, Vertonghen, Van Buyten, Witsel, De Bruyne, Hazard, Dembele, Chadli e Lukaku. Potete immaginare tutti come sia andata a finire. Nel girone 3 vittorie su 3 e un solo gol subito, ma dopo aver eliminato gli USA agli ottavi, l’Argentina di Messi (come era successo con quella di Maradona ne 1986) ha fatto svegliare il Belgio nel momento più bello del sogno.
La spina dorsale della formazione, bene o male, rimane sempre la stessa. Altri nomi di rilievo sono il “nostro” Mertens, Origi del Liverpool, Carrasco e chi più ne ha più ne metta. L’altissimo livello internazionale dei giocatori, e la conseguente esperienza, ci ha sempre portati a pensare che individualmente potessero fare la differenza. Ma, forse, è stato sempre quello il problema.
A Euro2016 il Belgio si presenta come una delle favorite alla vittoria finale ma, dopo un inizio schock contro l’Italia di Antonio Conte, viene eliminata ai quarti di finale dal modestissimo Galles di Gareth Bale e l’immagine che più di tutte rappresenta quella nazionale arriva sul gol del 2-1 dei gallesi, quando Robson-Kanu (allora giocatore svincolato) con una finta mandò letteralmente al bar tutta la difesa. Tradotto, tante individualità e poca organizzazione.
Usciti a testa bassa dal torneo, finisce anche la gestione del ct Marc Wilmots e arriva Martinez, che porta la squadra a Russia 2018 senza mai perdere una partita nelle qualificazioni. Ma anche qui, dopo un cammino netto senza mai perdere (eliminando anche il Brasile), nella semifinale contro la Francia non riesce ad esprimere il suo gioco e viene sconfitto 1-0 con un gol su calcio d’angolo di Umtiti. La Francia vincerà poi la coppa e il Belgio dovrà accontentarsi del terzo posto, miglior piazzamento della sua storia in un Mondiale.
Nel 2021, dopo la solita dominazione del girone, elimina i campioni in carica del Portogallo ma ancora una volta non riesce a superare l’Italia, più squadra sotto ogni punto di vista. Stasera, contro la Francia in Nations League, c’è l’occasione per raggiugnere una finale 41 anni dopo l’ultima volta, quando nel 1980 arrivò all’ultimo atto (poi perso) degli Europei.
E sebbene si tratti di un trofeo minore rispetto agli altri due classici tornei per nazionali, arrivare alla vittoria non farebbe altro che iniettare la fiducia necessaria per Qatar 2022. Anche perchè questa “generazione dorata” non potrà durare in eterno, in difesa c’è stato un grande ricambio e i fenomeni citati all’inizio non sono più giovanissimi. Il primo posto del raking FIFA non basta e ritrovarsi a mani vuote sarebbe un grande rimpianto. Per lasciare il segno serve qualcosa in più oltre al talento.
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