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Da un incidente in motorino alla Serie A: la storia di Federico Baschirotto

Nebbia, trattori e pallone. A Nogara, in provincia di Verona, c’è tutto questo e non solo: lì ci sono cresciuti Destiny Udogie e anche Federico Baschirotto, difensore del Lecce e una delle ultime rivelazioni del nostro campionato di Serie A (e del fantacalcio). Passato alle giovanili del Chievo, era tornato nella squadra del paese dopo appena un anno. Ma con motivazioni diverse: “Sono di stanco di correre per undici persone. Voglio diventare qualcuno nel calcio” 

 

 

A raccontarlo ai microfoni di gianlucadimarzio.com Graziano, il papà. Federico è testardo ma sa quello che vuole: “Vado al Legnago, in Serie D. Peccato che al primo allenamento, andando in motorino tampona un’auto: In questa zona d’inverno ci sono le nebbie e ha fatto un incidente. Niente di grave e per fortuna è andato tutto bene”. Un piccolo spavento che non ha di certo fermato le sue ambizioni. E dopo la prima partita con gli allievi torna con una notizia dai genitori: “Da domani gioco con la prima squadra”. A 16 anni fa il suo esordio in Serie D, giocando più di 30 partite quella stagione. 

L’azienda agricola di famiglia, l’Università e la palestra

 

Il pallone è nel DNA di famiglia, e sebbene Graziano non abbia ci abbia mai giocato, i quattro figli sono o sono stati tutti giocatori: Fabio nella Primavera del Verona prima di fermarsi a causa di un problema al crociato, Filippo nei dilettanti e Francesco attualmente in Serie D nella provincia veronese al Caldiero. Tutti partiti dall’oratorio di Nogara. Papà Graziano ha anche un’azienda agricola di duecento ettari. Allevamento di maiali, colture di mais, pomodori e piselli: “Quando non era impegnato con il calcio dava sempre una mano, a caricare e scaricare i maiali, per esempio. Non un lavoretto da niente. E si era iscritto anche all’Università di Parma al corso di Scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali. 

La tappa successiva è con la Primavera della Cremonese, che lo nota proprio al Legnago: “Lì viveva da solo in un seminario, si è diplomato in ragioneria ed ha preso la patente”. Poi una squadra nuova ogni anno in C: Seregno, Forlì e Cuneo fino al downgrade voluto in Serie D con la Vigor Carpaneto: “Ha deciso lui di scendere di categoria per giocare un campionato da protagonista e farsi notare”. E infatti, dopo una parentesi alla Viterbese, passa all’Ascoli in Serie B: Ogni volta che cambiava squadra diceva: ‘Papà devo andare avanti, io voglio arrivare’. Lui tutti i giorni si doveva allenare. La palestra era obbligatoria, a casa, in azienda e in giro. E ora che è arrivato in Serie A non vuole fermarsi”. 

Dall’oratorio alla Serie A: ora sogna la Nazionale

Dopo essere stato compagno di un giocatore come Eric Botteghin, è diventato collega di Samuel Umtiti in Serie A al Lecce. E nella gara d’esordio contro l’Inter arriva una novità: “La squadra era senza centrali e Federico aveva fatto quel ruolo solo a 12-13 anni a Nogara, poi sempre il terzino destro. Prima di scendere in campo mi aveva detto che per lui era come essere al campetto dell’oratorio. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, ma solo in quell’istante. Federico non ha tempo per fermarsi e guarda sempre avanti. Nel calcio vuole diventare qualcuno: “Sta aspettando la chiamata della Nazionale, Mancini lo vedrà prima o dopo…” 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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