Il Bari dice addio alla scaramanzia e con la vittoria stagionale numero 17 in campionato blinda il terzo posto e la certezza di giocare i playoff nel miglior piazzamento possibile. Merito del gol di Folorunsho, che da ex fa male alla Reggina e mette il punto esclamativo su una giornata avviata nel segno del gemellaggio tra le due tifoserie, attivo da 35 anni e in grado ancora di stupire.
I colori sugli spalti questa volta rubano l’occhio rispetto al verde del campo. Merito della scenografia che ha visto protagonisti più di 22mila spettatori, di cui circa 800 arrivati da Reggio Calabria. Nei 15 minuti che hanno preceduto il fischio d’inizio, hanno cantato inneggiando alla squadra avversaria fino al momento in cui nella curva nord, quella che ospita il cuore del tifo biancorosso, non è comparso un enorme striscione a tinte bianche, rosse e amaranto che ricordava a tutti il legame tra le due piazze: “1988-2023, Bari e Reggio – si leggeva – passione, mentalità e condivisione”. Storia di un rapporto solido, che nemmeno la corsa promozione di tre anni fa dalla C alla B è stata in grado di scalfire. Spettacolo nello spettacolo.
La firma che fa volare il Bari a quota 65 punti, +7 sul quarto posto occupato dal Südtirol (“Siamo arrivati terzi, abbiamo lasciato 17 squadre dietro di noi, cosa impensabile ad inizio campionato. Siamo andati sopra i nostri limiti” ricorda Mignani a fine partita), è di Micheal Folorunsho. Tornato titolare a quasi un mese dall’ultima volta, 15 aprile contro il Como, e ancora decisivo. Con il nono centro stagionale, l’ottavo in campionato. Merito della connection vincente con Cheddira ed Esposito al minuto 44: il primo cuce, il secondo crossa e Folo segna anticipando Loiacono in area piccola.
Esultando ma per pochi istanti, ricordandosi il suo passato a Reggio Calabria e alzando le mani con il palmo largo in direzione del settore Ospiti. Quasi una richiesta di scuse: “Inizialmente ho esultato senza pensare alla mia ex squadra – spiegherà al fischio finale – venivo da un periodo difficile, infortunio, rientro ed infortunio, non ci ho pensato. Ho chiesto scusa ai tifosi della Reggina, sono sicuro che capiranno. Mi hanno aiutato in un momento difficile e di questo sarò sempre grato”.
Nel giro di campo finale che il Bari ha fatto per salutare il suo pubblico c’è la voglia di una neopromossa di continuare a inseguire quel sogno chiamato Serie A e l’entusiasmo di un mix che coinvolge esordienti nella categoria come Caprile, Benedetti e Dorval e “vecchietti” come Valerio Di Cesare. Arrivato a quota 200 presenze con il Bari, premiato a inizio partita con una maglia celebrativa a tema dal presidente Luigi De Laurentiis e protagonista di un’altra prestazione ben oltre la sufficienza. Un’immagine per raccontarla: minuto 91, recupera palla in difesa, allarga a destra per Dorval e percorre 60 metri per ricevere al limite dell’area e provare a calciare verso la porta di Contini, spinto da tutto il San Nicola. Il 23 maggio compirà 40 anni, difficile da credere.
Istantanea di felicità, che cozza con l’unica nota stonata del pomeriggio per il Bari: l’uscita dal campo al secondo minuto di Raffaele Pucino dopo un duro contrasto con Strelec. Si teme una distorsione al ginocchio destro per il terzino, che potrebbe aver finito anzitempo la stagione. Questo però non gli ha impedito di cantare all’unisono con la curva nord dopo il fischio finale. Cosa? “RiprendiamolA”. Quella colonna sonora che accompagnerà i biancorossi all’ingresso nel tabellone playoff, in agenda il 29 maggio.
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