Mestalla. 16 aprile 2014. Finale di Copa del Rey tra il Barcellona di Lionel Messi e il Real Madrid di Cristiano Ronaldo. O meglio, di Gareth Bale. Sì, perché CR7 quella partita la guarderà dalla tribuna dello stadio di Valencia per un infortunio al bicipite femorale della gamba sinistra.
Tutti gli occhi sono sul gallese, arrivato dal Tottenham in estate per poco più di 100 milioni, cifra record per i tempi. Fino a quel punto della stagione le cose per lui erano andate “discretamente” bene (già 17 gol) ma si sa, quando vesti Blancos l’unica cosa che conta è vincere trofei. Insomma, Bale è costretto a fare il Ronaldo per una notte. Un po’ come dall’altra parte doveva fare il Puyol un ragazzo dalla faccia angelica, Marc Barta. Difensore non giovanissmo ma alla prima vera annata da titolare visto l’imminente ritiro del capitano. Un’occasione da non sbagliare per entrambi.
Niente guantoni ma il primo round Bartra lo perde quando il Barça, con un linea difensiva tutt’altro che organizzata, subisce la prima rete segnata da Di Maria. 1-0. Una lettura non perfetta che Bartra si fa perdonare al 68′ con un colpo di testa per il pareggio. Sugli spalti i tifosi non possono far altro che inventarsi qualsiasi forma di paragone con la leggenda seduta in panchina. Almeno fino al minuto 85.
Dani Alves è rimasto in avanti lasciando scoperta la fascia sinistra e Coentrao è libero di servire Bale, che si invola in contropiede uno contro con uno in campo aperto con Marc Bartra, per il terzo e ultimo round. Ko tecnico, non c’è storia. Il difensore cerca anche di mandarlo fuori dal campo ma il gallese si allunga il pallone e in velocità arrivano fino a Pinto, scavalcandolo con dolce tocco sotto. Tutto così facile? Per Bale pare di sì: mentre va ad esultare sotto i tifosi del Barça, tra gestacci e insulti, nell’area piccola Bartra è a terra che si stringe le gambe soffrendo come un cane per i crampi. Bale è riuscito a fare il Cristiano Ronaldo (come farà più volte in carriera), Bartra non riuscirà mai ad eguagliare le gesta di Puyol.
Bale, una corsa persa in partenza, i crampi e un trofeo lasciato ai rivali di sempre. Da quel giorno tutti i bambini volevano essere Gareth Bale, che da lì a poco sarebbe stato decisivo anche nella finale di Champions. Nessun voleva essere Marc Barta, bandiera mancata, a soffrire correndo dietro uno che in quel momento era probabilemente tra gli atleti più performanti in assoluto. Una cartolina triste con cui comincia il declino del classe 1991: in Catalogna rimane altri due stagioni senza mai essere titolare, poi Borussia Dortmund, Betis Siviglia e oggi il Trabzonspor.
È bastato un momento per trasformare una carriera che, seppur discreta, avrebbe potuto togliere maggiori soddisfazioni al malcapitato centrale spagnolo. Oggi da quella cartolina sono passati più di otto anni. Gareth Bale si è ritirato dal calcio giocato (LEGGI QUI I SUOI MOMENTI PIU’ ICONICI) con un annuncio a ciel sereno. Siamo tutti rimasti un po’ sorpresi, tutti tranne Marc Bartra, forse l’unico a non essere dispiaciuto di salutare la sua nemesi. O semplicemente un difensore che si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.
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