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Ascoli, ‘Chi, se non lui?’. Botteghin riapre la corsa salvezza

‘Chi, se non lui?’ L’artefice di una delle più belle vittorie dell’anno risponde al nome di Eric Fernando Botteghin. Il capitano dell’Ascoli, rientrato da un lungo infortunio, ha segnato il gol decisivo contro la Ternana a pochi istanti dal triplice fischio. 
Il gol del brasiliano ha permesso ai ragazzi di Massimo Carrera di salire a quota 37 punti in classifica e agganciare la squadra dell’ex bianconero Roberto Breda.  

Lo stop, la riflessione e il gol al ‘Liberati’

27/02/24. L’ultima apparizione di Botteghin con la maglia dell’Ascoli, prima che una lesione muscolare al soleo della gamba destra lo costringesse a dare forfait. “Ha lavorato tutta la settimana con noi – diceva Carrera alla vigilia della gara – È abile e i medici mi hanno detto che può giocare, poi ogni scelta è rimandata a domani”. Valutare. Riflettere. E agire.  

Carrera, dalla panchina, l’ha vissuta così. Al 79′ cambia Vaisanen per il brasiliano. Il resto, lo conosciamo già. Un gol che può – davvero – cambiare la rotta di una stagione sfortunata.  

Ascoli e Botteghin, un legame indissolubile

Poche partite e saranno 100 i gettoni in bianconero. I numeri di Botteghin sono emblematici. Simbolo di un valoroso guerriero. Di quelli su cui puoi fare affidamento. Senza ‘se’ e senza ‘ma’. Con la maglia dell’Ascoli, il brasiliano ha fatto registrare 95 presenze e 8 gol. “I tifosi non meritano quello che abbiamo fatto nelle ultime settimane” ha detto nel dopogara. “Sono stato molto male in questo periodo e ho fatto di tutto per tornare in campo il prima possibile”.
La Serie A (sfiorata con il pensiero), le critiche e una salvezza da conquistare. L’Ascoli farà affidamento ai veterani. Uno su tutti? Chi, se non Botteghin.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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