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Arda Guler, il Progetto Manhattan del Real Madrid

Avere un enorme potere tra le mani – o meglio, tra i piedi – tanto rivoluzionario quanto auto-distruttivo. Chiedere ad Arda Güler, il Progetto Manhattan, in pieno stile J. Robert Oppenheimer, di Carlo Ancelotti. Nel suo primo anno al Real Madrid, l’attaccante turco ha disputato solo sei gare ufficiali: complicato a dir poco. Dopo l’ultima presenza datata 16 marzo, il gol che vale tre punti e che avvicina sempre più i blancos all’ennesima vittoria della Liga. I primi lampi di genio di un “piccolo” fenomeno intrappolato dalla sua stessa arte.

Arda Guler: l’eleganza (e la fragilità) di un ballerino

Due gol in meno di cento minuti giocati: quando entra in campo, Arda Güler segna sempre. In una stagione bloccata a più riprese da diversi infortuni, il classe 2005 – nella notte di San Sebastian – si spoglia della sua camicia di forza e alla sua sesta presenza in Liga (la prima da titolare) è decisivo nella vittoria per 0-1 contro la Real Sociedad. Si smarca in area di rigore e traccia una pennellata sul secondo palo, imparabile per Remiro. Poi, l’esultanza: occhi chiusi e mano sul petto. Consapevole di quanto si è lasciato alle spalle, ignaro ma fiducioso di quello che sarà.

Lo guardavamo da quando aveva 11 anni. Arda Güler non giocava a calcio, ballava con la palla: aveva e ha la grazia di un ballerino” raccontava ai microfoni di gianlucadimarzio.com Serhat Pekmezci, lo scopritore del classe 2005. Tanto elegante quanto fragile. Il paradosso di un gemma preziosa limitata da una lesione al menisco e da uno strappo al quadricipite. Con tanto di ricaduta. Tanta panchina e poche opportunità. 

Le “scuse” di Ancelotti

È a disposizione da tanto tempo ma non ha avuto opportunità perché abbiamo affrontato partite abbastanza impegnative. Cambiare la squadra quando i risultati arrivano non è semplice. Non ha il minutaggio che avrebbe meritato, ma grazie al lavoro e all’atteggiamento mostrato negli allenamenti si ritaglierà il suo spazio“. Queste le parole in conferenza stampa di Carlo Ancelotti sul periodo di forma del talento turco. Parole di conforto, quasi paterne. Tra le righe, l’amaro mea culpa dell’allenatore che non l’ha voluto rischiare, per il suo bene.

E ora, i blancos potranno davvero contare su un Arda Guler in più. L’inesploso Progetto Manhattan che aspetta il momento migliore per potersi prendere la sua “rivincita” e il palcoscenico che gli spetta.

Lorenzo Bloise

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