Meglio attaccare che difendere. Questa la sua filosofia. Soprannomi: El Potro (puledro), per la sua giovane età, e la velocità; El Sampa, per la somiglianza con Jorge Sampaoli, allenatore del Marsiglia. Tecnica, tiro, velocità. Un modello? Roberto Carlos. È a lui che si ispira José Ángel Esmorís Tasende, noto come Angeliño, autore dello splendido gol con cui il suo Lipsia ha battuto i Rangers nell’andata della semifinale di Europa League per 1-0.
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Siamo in Galizia, a nordovest della Spagna. Da queste parti c’è un paesino di nome Finisterre, un piccolo comune così chiamato perché in antichità si pensava che in quel punto finisse la terra. La riva, l’acqua, poi niente più: le spiagge erano l’ultimo step prima… della “fine del mondo”. Ed è proprio qui che, con un pallone tra i piedi, il giovane Angeliño ha iniziato a costruire il suo mondo: quello del calcio.
“Angeliño ha iniziato a chiamarmi mia madre, quando ero piccolo. Poi è un nome abbastanza calcistico: è così che è rimasto”. Il rapporto con il calcio comincia già a tre anni, sulle spiagge galiziane. Un amico di famiglia ne nota il talento, e lo invita ad entrare a far parte del Luis Calvo, club locale. I gol arrivano subito. Poco dopo anche gli assist: merito di nonno, che per fargli capire l’importanza dell’altruismo gli promette 1€ per ogni rete, e 2 per ogni assist.
A dieci anni c’è la prima chiamata della sua vita, quella del Deportivo La Coruña. “Il primo anno è stato difficile, poi mi sono adattato e già dal secondo anno mi sentivo come a casa”. Inizia a mettersi in mostra con le sue sgroppate sulla fascia, accendendo quel mancino ben educato a servire assist per i compagni e… allungare la mancia dal nonno. Il vizio del gol, comunque, non lo perderà: “Alla prima partita di Cadetes (categoria U16, ndr) segnai una doppietta”.
Nel giro di poco tempo si fanno avanti i primi corteggiatori. In Spagna (Barcellona e Real Madrid su tutte), e non solo: “Quando seppi dell’interesse del Manchester City presi subito la decisione, per l’ambiente che c’è, l’accademia che hanno e … per l’inglese, almeno mi sarà utile per trovare un lavoro nel caso in cui non dovessi riuscire nel calcio”.
Qualità tra i piedi e nella testa. La fitta concorrenza nei Citizens, però, lo ha spinto a cercare esperienze nuove: la prima negli Stati Uniti, al New York City FC. Gavetta e la grande opportunità di crescere accanto a grandi campioni come David Villa, Frank Lampard e Andrea Pirlo.
Sei mesi in MLS, poi il ritorno in Inghilterra. Ma al City c’è ancora poco spazio: il giovane Angeliño continua il suo giro dell’Europa. Torna in Spagna, al Maiorca, poi scopre un nuovo giardino dove sbocciare. È quello olandese: prima al NAC Breda, dove mette a segno anche i primi gol e ottiene il premio di miglior laterale della stagione. Poi viene acquistato dal PSV Eindhoven.
Arrivano così con le prime esperienze in Champions, e lo spagnolo inizia a farsi notare anche in piazze importanti. Gli assist aumentano sempre più: in Eredivisie, nella stagione 2018/19, solo Ziyech, Berghuis, Bergwijn, Odegard, El Kayati e Tadic hanno saputo far meglio di lui. A differenza di Angeliño, però, loro sono tutti più offensivi, almeno sulla carta.
Tutto ciò gli comporta la nuova chiamata del Manchester City, che lo riscatta per una cifra pari a più del doppio rispetto a quella che era bastata al PSV per acquistarlo un anno prima. Tuttavia, la voglia di fare il definitivo salto di qualità non combacia spesso con le scelte di Guardiola. Nei primi mesi della stagione scorsa le presenze sono solo 13: ad Angeliño non bastano più.
Tra tutte le offerte, lo spagnolo ascolta quella del Lipsia di Nagelsmann, una realtà che rappresenta un’ottima opportunità per giovani emergenti. Una squadra diretta da un allenatore che predilige un calcio verticale, e che permette al giovane ragazzo di mettersi in mostra con più costanza. Angeliño entra nell’undici titolare di Nagelsmann e non ne esce più. Nel 2020 mette a segno il gol decisivo per la qualificazione alle semifinali di Champions League. Poi, nel 2021, l’acquisto a titolo definitivo da parte del Lipsia.
Sono già 12 gol e 28 assist in 97 presenze. Centravanti? No, è partito come terzino, adesso è un laterale a tutta fascia. Meglio attaccare che difendere, come l’idolo Roberto Carlos. Il talento del giocatore, sommato agli insegnamenti di Guardiola prima e Nagelsmann poi, fanno sì che Angeliño si faccia trovare spesso in area di rigore, anche oggi che a guidare il Lipsia è Domenico Tedesco, altro allenatore dalle idee offensive. Nel posto giusto, al momento giusto, per mettere la palla in fondo al sacco. Poi di corsa a festeggiare con i suoi compagni.
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Il suo percorso è iniziato dove si pensava che tutto finisse. Lì, dove invece tutto iniziò per il giovane ragazzo. Nelle categorie giovanili fu una doppietta ad attrarre i più grandi club europei. Ieri, il gol che ha sbloccato una partita ostica, contro i Rangers, e ha avvicinato il Lipsia a quella che sarebbe la sua prima finale europea. Un gol dei suoi, di classe e potenza, un tiro al volo finito alle spalle di McGregor. Il sogno di quel bambino partito dalla fine del mondo è più vivo che mai.
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