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Dalla ricerca di contratti milionari a educatore: Song riparte da Gibuti

Otto anni fa era nel Barcellona, nella squadra che a detta di molti è stata la più forte di tutti i tempi. Oggi riparte da … Gibuti, all'Arta Solar 7. La carriera di Alex Song riprende dall’Africa.

Corsa ai contratti

Il centrocampista francese naturalizzato camerunese è cresciuto nella periferia di Parigi, al Red Star. Ha mosso i primi passi nel calcio professionistico nel Bastia, prima di essere acquistato dall’Arsenal. Lì il primo tuffo nel mare dei grandi. Lì, i primi sogni che diventavano realtà. Giocare a calcio, certo, ma anche quello di guadagnare tanti soldi e regalarsi qualche sfizio: “Vidi Thierry Henry arrivare con una macchina splendida. La volli anch’io, e quindi la comprai. Solo che dopo due mesi la restituii, perché il mio stipendio finiva tutto in benzina”. Dopo l’Arsenal, arriva la chiamata della vita. Estate 2012, l’agente riceve l’offerta di Andoni Zubizarreta, allora DS del Barcellona. “Venivo da una stagione completa con i Gunners, e mi chiamò il Barça”. La possibilità di giocare con i più forti giocatori al mondo, e di strappare un contratto milionario: “Mi dissero che probabilmente avrei giocato poco, ma quando ho visto le cifre del contratto non ci ho pensato un secondo”.

Incubo Rubin Kazan

Abbastanza bene il primo, peggio il secondo, in due anni con la maglia blaugrana gioca poco ma guadagna tantissimo. Viene quindi girato in prestito al West Ham, dove trascorre due stagioni senza infamia e senza lode. Poi, il trasferimento al Rubin Kazan: Song non si fa sfuggire la possibilità di un altro contratto importante. Ma sfortuna vuole che il club russo sia sull’orlo di una crisi finanziaria piuttosto seria. I soldi non arrivano. Song sognava di comprare una casa propria, ma finisce per vivere nella ‘cittadella’ del club russo: “È stato un periodo terribile. Mentivo sul mio stato d’animo con i miei cari: dicevo di star bene, ma non era vero. Solamente, non volevo che si preoccupassero”. Un’esperienza da brividi: “Ho vissuto a lungo nel centro del club, senza neanche accendere la luce nella mia stanza. Ero da solo, col mio computer e il mio telefono. La TV non la accendevo neanche perché di russo non capivo nulla. Non uscivo perché non avevo nessun amico. Ero completamente solo, col mio telefono e il mio computer. Ho praticamente perso un anno”, riportò in un’intervista rilasciata a The Telegraph.

Il licenziamento al Sion

Adesso sono rinato a Sion”, dirà qualche mese più tardi, una volta finito l’incubo russo. “Sono di nuovo felice e la mia famiglia è contenta”. Poi il Coronavirus. Stop alle competizioni e il club svizzero in difficoltà. Il presidente scrive un messaggio Whatsapp ai suoi giocatori, chiedendo un sacrificio importante: propone un provvisorio contratto da dodici mila euro al mese per far ‘respirare’ le casse del club, in piena crisi. Rifiuto, di Song e di altri calciatori: “Non ci era stato detto né spiegato nulla. Non potevo accettare”. Tutti licenziati. Era lo scorso marzo: Song si ritrova senza squadra.

In una diretta Instagram di qualche mese fa, in cui non si trattenne dall’affermare la sua bramosia di soldi, aveva detto: “Un ragazzo che guida la Ferrari a 20 anni è un povero, perché nella sua vita non ha ancora fatto nulla. Invece, un uomo di 50 anni che guida una Bentley è un uomo che merita rispetto”. La macchina di Henry gli ha fatto imparare la lezione. Adesso Song, a 33 anni, è pronto per una nuova esperienza: ha firmato con l’Arta Solar 7, in Gibuti. “Questa è una grande occasione per promuovere il calcio in questa regione. Il calcio fa sognare: voglio che i bambini sognino, come sognavo io quando avevo la loro età. L’Africa mi ha dato tanto. Adesso voglio renderle qualcosa”.

Futuro da educatore

Una federazione, quella del Gibuti, che in Africa risulta davanti solo a Somalia, Eritrea e Seychelles, e che nella classifica FIFA occupa il 185° posto. Song ha firmato un contratto di due anni, che prevede anche un futuro come educatore dei giovani ragazzi della zona. Ha esperienza da vendere, ha imparato dai propri errori. E soprattutto sa come diventare un uomo di tutto rispetto, quando avrà 50 anni. La Bentley, nel frattempo, l’ha già acquistata.

Cosimo Bartoloni

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