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La difesa del futuro, i brasiliani e… Barrow: così l’Al-Taawoun è secondo in campionato

Nel mezzo dell’arido del deserto dell’Arabia Saudita sorge la città di Burayda, tra i maggiori centri di produzione del grano del paese e dove l’agricoltura la fa da padrona in campo economico. Tra i datteri e gli agrumi coltivati nella zona arida della provincia di Al-Qasim, gli anni ’50 hanno assistito all’avvento del calcio – come per la maggior parte dei club dell’Arabia Saudita. Nel 1954 nacque l’Al-Raed, nel 1957 l’Al-Hazem e a cavallo fra i due, nel 1956, l’Al-Taawoun protagonista di questo articolo e di un inizio di campionato sontuoso.

Importante far bene nell’anno in cui, per la prima volta nella storia, gli occhi di tutto il mondo finiranno inevitabilmente anche sull’Arabia Saudita, vista la grandissima mole di giocatori arrivati dall’Europa per giocare proprio nella Saudi Pro League. L’Al-Taawoun sicuramente ha destato attenzione, pur non avendo condotto un mercato così “europeo” quest’estate: dopo le prime nove partite di campionato, è al secondo posto in classifica, alle spalle solo di una delle superpotenze del fondo saudita PIF, ovvero l’Al-Hilal.

 

La colonia di brasiliani e una difesa “green”

I grandi risultati ottenuti in questo inizio di stagione non sono da collegare certamente a una ricca sessione di mercato, almeno non ricca quanto quella delle formazioni più blasonate come quelle del fondo PIF. Sono meramente frutto dell’ottimo lavoro di squadra svolto dai ragazzi allenati dal brasiliano Pericles Chamusca, che stanno facendo impazzire i 34mila del King Abdullah Sports Center di Burayda.

Un pareggio alla prima giornata contro l’Al-Fateh, una sconfitta col più quotato Al-Ahli nel mezzo e, per il resto, solo vittorie, tra cui spicca quella per 2-0 contro l’Al-Nassr di CR7. Così nasce il secondo posto a 22 punti, a solo una lunghezza di distanza da quell’Al-Hilal primo. Molto del merito è da ricondurre alla difesa, solo quella dell’Al-Ittihad ha fatto meglio fino a questo momento: 7 le reti subite da un reparto – come da una rosa intera – impreziosita da tanti giovani prospetti sauditi, oltre che da una vera e propria colonia di brasiliani. Di questi ultimi fanno parte il portiere ex Recife Mailson e il centrale Andrei Girotto arrivato dal Nantes, che danno una mano importante ai terzini Al-Oyayari (19 anni) e Faquihi (21 anni) e anche al centrale Al-Ahmad (24 anni, già nel giro della nazionale maggiore), che rappresenteranno molto probabilmente il futuro internazionale dell’Arabia Saudita di Roberto Mancini.

Ai brasiliani si deve tanto anche in avanti. In una mediana impreziosita anche dallo spagnolo Alvaro Medran, ex Valencia cresciuto nel Real Madrid, opera il 27enne Flavio, arrivato dal Trabzonspor per dare qualità e occasioni offensive al centrocampo di Chamusca. Più in alto, poi, troviamo il 29enne Mateus, cresciuto calcisticamente nel Cruzeiro ma arrivato dal Giappone nell’ultima sessione di calciomercato. Sono loro che si stanno prendendo la scena nelle partite dell’Al-Taawoun e a cui bisognerà prestare attenzione in questo campionato. E adesso è arrivato anche Musa Barrow…

 

L’ultimo arrivato

Già, perché l’attaccante gambiano cresciuto nell’Atalanta ha firmato nei primi giorni di settembre proprio per l’Al-Taawoun. Arrivato dal Bologna per poco più di 10 milioni di euro, Musa Barrow promette di aumentare il tasso qualitativo dell’attacco dell’Al-Taawoun a suon di gol, quelli che probabilmente mancano alla squadra – almeno sulla carta – per arrivare a competere realmente con le squadre più blasonate del campionato saudita. Finora, sta rispettando le attese: 3 reti in 4 match (alla nona di campionato).

Insieme a Mateus, quindi, l’ex Bologna dovrebbe rappresentare una colonna portante dell’attacco di Pericles Chamusca (visto anche il costo del suo cartellino). Saranno loro ad accompagnare il 21enne saudita Al-Roqi e il più esperto brasiliano Joao Pedro (omonimo dell’ex Cagliari e del nuovo fenomeno del Brighton di De Zerbi), che si alterneranno fra di loro nel ruolo di unica punta.

Lorenzo Gentile

Classe 1996, nato a Napoli con il desiderio di girare il mondo, stadio dopo stadio, cresciuto con il sogno di commentare le partite più strane, più ricche e magari anche quelle più grandi. Oltre alla telecronaca, adoro il mondo segreto e misterioso del calciomercato. Lascerei il giornalismo solo per allenare in prima persona, forse. Mi sento un leader gentile (di cognome e di fatto, come dico sempre) ma sempre carico di passione e voglia di migliorarsi

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