L’intervista a Ivan Grallinu, il protagonista (sugli spalti) del Superclásico alla Bombonera.
“Come te lo spiego che io e ‘El Changuito’ ci siamo abbracciati al Superclásico?”. Pensate a una vostra serata folle e indimenticabile vissuta in uno stadio calcio. Bene, ora moltiplicatela all’ennesima potenza e immaginatevi quella stessa storia ancora più incredibile e inaspettata. Siete alla Bombonera, in prima fila quasi per caso – ma ci arriveremo – per guardare Boca Juniors-River Plate. Al 45′ Exequiel ‘El Changuito’ Zeballos segna il gol del vantaggio.
Per esultare si butta in mezzo ai tifosi. E si abbraccia con te. “È stato come staccare un biglietto del Superenalotto. Mi sono trovato al posto giusto, nel momento giusto: un’emozione così forte che sul momento non riesci nemmeno realizzare”.
Lui è Ivan e abita a Genova. Fa il barbiere. Tifa Sampdoria, ma è un grande appassionato del calcio argentino. E del Boca Juniors.
“Sono un grande appassionato del Boca, ma questa era la mia prima volta alla Bombonera. Due anni fa sono stato Rio de Janeiro per la finale di Copa Libertadores al Maracana: lì ero senza biglietto, mi sono goduto solo il pre e il post partita. Quest’anno ho dato uno sguardo al calendario del campionato. Ho cerchiato la data del Superclásico e ho subito prenotato il volo aereo: è nato tutto in gradinata sud al Ferraris insieme ad altri due miei amici. Ho delle conoscenze ne ‘La Doce’ (nome della curva della Bombonera ndr): mi sono procurato dei biglietti grazie a loro”. Sembra tutto fatto apposta, ma come ripete più volte al telefono è tutto casuale. E magico.
Premessa: Ivan non aveva presi i posti in prima fila. “Io ero alla numero 21. Durante il riscaldamento sono sceso più in basso per fare qualche foto. Parlando qualche minuto con i tifosi di fianco a me hanno capito che ero italiano: se a un tifoso del Boca dici di essere di Genova impazzisce. Loro hanno voluto che rimanessi insieme a loro per vedere la partita”.
Nessuno credeva che Ivan fosse arrivato dall’Italia solo per vedere la partita. “Tutti mi hanno accolto come se fossi uno di loro, ho diviso il seggiolino con altre due persone”. Poi l’istantanea di una vita che non ti aspetti.
“Avevo il telefono in mano per registrare l’azione che poi ha portato al gol, ma non mi è partito il video. Quando Zeballos segna gira attorno al portiere e poi viene verso di me: io allora faccio partire il video per registrare almeno l’esultanza. Come me lo sono visto arrivare incontro, ho tolto il telefono e l’ho preso al volo, perché mi è proprio saltato addosso. Ci siamo urlati un ‘vamooos’ in faccia, nulla di particolare. In quella frazione di secondo non riesci neanche a realizzare. Me la sono goduta al massimo”.
Dopo l’abbraccio con ‘El Changuito’ tutti sono rimasti stupiti. “‘Es tuo amigo? Lo conoces? (È tuo amico? Lo conosci?). La gente continuava a chiedermelo, ma non era così. Io non lo conoscevo. Pensavano che mi fossi messo apposta in quel lato del campo per farmi abbracciare. Ma è stato tutto un caso”.
Tutto in pochissimi secondi. Senza neanche avere il tempo di pensare. “Appena usciti dallo stadio ci siamo goduti la festa. Ho bevuto dei ‘fernandito’ insieme ai miei amici argentini e mi sono goduto la serata. Poi ho cercato qualche foto in giro della partita e ho trovato la mia. Che serata folle“. Poi il ritorno a casa, 26 ore di volo e lo scatto che diventa virale in tutto il Sud America.
“Impossibile anche nei sogni migliori”, scrive Ivan sui social. E non poteva essere altrimenti. Al posto giusto, nel momento giusto. Con un video e una foto da incorniciare per la vita.
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