Tanto tuonò che
piovve. Ma nei termini più positivi possibili. Simone Zaza trova la
sua prima gioia del Toro, e regala a sua volta al Torino una gioia
che mancava da troppo tempo, e che iniziava a gettare qualche ombra
sul lavoro di Mazzarri.
Un gol arrivato dalla panchina al
43’ del secondo tempo, con un urlo rabbioso al cielo per la gioia
di essere finalmente tornato a fare quello che sa fare meglio:
segnare.
“A chi dedico al rete? Al nostro magazziniere, Pasin: mi
ha sempre detto di avere sperato che arrivassi al Toro”, dice Zaza.
Facendo capire quanto si sia integrato in un gruppo, e in un
ambiente, che ancora aspettava una sua rete.
È arrivata, dopo
quasi due anni e mezzo dall’ultima gioia in Italia. A quel tempo,
Zaza vestiva l’altra casacca torinese, quella della Juventus, e una
sua rete fu decisiva per mettere in cassaforte il risultato contro il
Carpi (fu quella del definitivo 2-0) e per festeggiare alla grande,
in casa, lo scudetto conquistato la settimana prima.
Dopo due
stagioni in Spagna, il ritorno in Italia è per un rilancio, con
ambizioni diverse rispetto a quelle juventine ma altrettanto
importanti. La voglia di segnare era davvero tanta, così come quella
di giocare il più possibile.
Non a caso, i
segnali mandati a Mazzarri sono stati chiari, fin da subito. E se il
campo deve parlare, oggi ha parlato: il suo ingresso è stato
determinante per spostare l’inerzia della partita e riuscire a
vincere.
“Mazzarri sa bene cosa sia meglio per la squadra, noi cerchiamo di fare il massimo sempre: avere giocatori di livello è un valore aggiunto, non certo un problema“, ha commentato. Non male, certo, per un giocatore arrivato nell’ultimo
giorno di calciomercato e subito a colloquio con una parte dei
tifosi, la mattina del suo arrivo in Piemonte.
“Ora sei nel Toro,
il tuo passato non conta, ma vogliamo vedere grinta e
determinazione”, gli era stato detto allora. Lui, quasi, non aveva
risposto. Aveva guardato dritto negli occhi quei tifosi,
all’aeroporto: per far capire quanta fosse la sua determinazione a
lasciare il segno con la sua nuova maglia.
E il bomber si è
rimboccato le maniche, da subito. L’intensità anche nelle scorse
partite è stata tanta.
La concretezza, invece, da rivedere. Fino ad
arrivare a oggi, con l’esultanza al Bentegodi destinata a rimanere
impressa come immagine di un’intera stagione. Ora, si aspetta di
capire quanto crescerà l’intesa con Belotti: due attaccanti da
Nazionale, un 9 e un 11. Come ai vecchi tempi. Per un Torino che
vuole tornare ai vecchi fasti.
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