Prime gioie Ferrari e Kownacki, undici metri di felicità Quagliarella, ancora Caprari e Linetty: manita Samp al Ferraris, trascinata da uno Zapata protagonista. Quinta vittoria della stagione, quarta su quattro partite giocate in quello che, partita dopo partita, è diventato sempre più un vero e proprio Fort Marassi. L’ultima volta era accaduto nel ‘90-‘91, stagione particolarmente cara in città sponda blucerchiata: quella dello storico scudetto firmato Mantovani, con Vujadin Boskov in panchina.
In tribuna oggi a festeggiare ai gol dei suoi ragazzi c’era invece Massimo Ferrero, in panchina Marco Giampaolo, direttore impeccabile di un’orchestra perfetta che non la vuole più smettere di suonare, e bene. Diciassette punti in classifica, quinto posto (almeno per una notte) dietro solo a Napoli, Inter, Lazio e Juventus e magic moment che continua. Quello della Sampdoria, ma non solo: perché a continuare a vivere un momento speciale, e a dare il via alla manita da record blucerchiata, è anche un altro protagonista indiscusso di giornata.
Non ha segnato, ma è come se lo avesse fatto. Duvan Zapata da Cali, – sbarcato a Genova in estate passando per Bueons Aires, Napoli e Udine, – piede e stazza li ha infatti messi in quasi tutte le azioni da gol dei blucerchiati. Il fallo subito per la punizione – assist di Torreira dell’1-0, il rigore conquistato e lasciato a Quagliarella per il due a zero. Pallone del terzo gol di Caprari solo da spingere in rete, servito da? Risposta scontata, perché oggi a trascinare il Doria per novanta minuti tra gli applausi dei tifosi presenti a Marassi è stato il Ternera (il vitello, soprannome dei tempi della Primavera), diventato Perla Negra (all’Estudiantes), poi Pantera Nera (a Napoli) e Panterone (a Udine).
Oggi, semplicemente Duvan, sempre più uomo simbolo della Sampdoria di Giampaolo, pronto a coccolarselo in conferenza stampa. “Duvan è uno che parla poco e lavora tanto, ha fatto una partita importante per la squadra. É nel posto giusto”. Grazie al quale ha conquistato la qualificazione ai mondiali con la nazionale (ritrovata) colombiana e dove oggi è stato protagonista inesauribile della manita di Marassi. Bomber col novantuno sulle spalle inseguito per tutta l’estate dal presidente Ferrero – “Sono stato due giorni a litigare con Aurelio per portarlo qui, alla fine il lavoro paga sempre” – e che ha passato le ultime ore di mercato chiuso in un albergo di Milano, sperando di mettere la firma sulla sua nuova avventura blucerchiata: “Pregavo perché il Presidente confermasse la promessa di prendermi”.
Promessa mantenuta. “Ed eccomi qua”. Battuta la concorrenza di Torino e Sassuolo, ventuno milioni al Napoli. Acquisto più costoso della storia della club blucerchiato. E dopo due mesi di allenamenti in solitaria, ecco la Sampdoria. “Due mesi difficilissimi, superati grazie anche a chi mi è stato vicino”. La famiglia, prima di tutto: la moglie Diana e i figli Dayton e Dantzel, a festeggiare con lui in campo. Da pochi giorni assieme a loro anche Dexter, il cucciolone di Golden Retriever fatto arrivare in taxi in settimana da Udine. Tutti a tifare per il ragazzone partito da Cali e sbarcato a Genova per conquistare i tifosi della Sampdoria. Partita dopo partita, missione (già) compiuta. Giù il cappello, allora, come quello sventolato dal presidente Ferrero in tribuna. Per una Sampdoria che sogna l’Europa e che non vuole più smettere di sognare.
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