Torino e Juventus, un pezzo di vita per Angelo Ogbonna, che non si sarebbe voluto perdere il derby della Mole. Chissà, magari farà in tempo a vedere il primo tempo visto che il suo West Ham gioca alla 17 e 30 la gara di Liverpool. Intanto Angelo apre l’album dei ricordi:
“Avevo fatto tutte le scuole a Torino, mi trovavo bene e il settore giovanile del Toro è sempre stato uno dei migliori” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Ne parlai con Comi, mi diede delle garanzie e io scelsi di rimanere. Ora so di aver fatto bene. Esordio? A 18 anni, si giocava Torino-Reggina, io tornavo da un infortunio ed ero aggregato alla prima squadra, in quel periodo il Toro non andava molto bene. Due giorni prima della partita Zaccheroni mi disse che avrei giocato. Lì è cambiata la mia vita”.
Chi sente di più il derby di Torino? “Ne ho giocati tanti con il Toro, anche giovanili. Sulla sponda granata il derby è molto più sentito, nella tifoseria e nella squadra. Probabilmente perché per la gente è la partita chiave della stagione, per la Juve invece è una delle tante gare importanti. A Torino ho conservato tanti amici, la maggior parte è granata e nel derby soffre da matti. Il passaggio alla Juve non mi ha creato problemi, non ho mai cambiato casa, frequento gli stessi posti e le stesse persone. Torino è una città molto signorile. È la mia seconda casa, ci ho vissuto 13 anni e ci torno appena posso. È riservata e rispettosa, l’ideale per il mio carattere. Mai capitati episodi di razzismoe ci tengo a sottolinearlo. Si vede che sono stato fortunato ma anche che ho sempre frequentato le persone giuste”.
Più dura marcare Belotti o Higuain? “Sono due ottimi giocatori, che vanno molto nello spazio, hanno senso del gol e lottano su ogni pallone. Per chi gioca nel mio ruolo contro due tipi del genere il grado di difficoltà è molto elevato. Higuain è più esperto, Belotti potenzialmente può fare tanta strada. BBC? È stato molto formativo. Alla Juve ho trovato una mentalità che si vede in pochi altri club, dietro ai successi c’è una cura maniacale del particolare. Niente è lasciato al caso. Una società incredibile”. In chiusura un po’ di West Ham: “Lo vedo molto vicino al Toro: per tifoseria, storia e mentalità. Dell’Inghilterra mi piace la cultura di andare allo stadio con i bambini, sarebbe bello se fosse così anche in Italia. Siamo partiti con il piede sbagliato e ci troviamo in difficoltà. Dobbiamo ritrovare l’orgoglio e l’umiltà e risalire”.
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