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Wenger saluta l’Arsenal e Guardiola lo applaude: “Che onore averlo affrontato. La Premier è quello che è per merito suo”

Wenger dice addio all’Arsenal. Lo fa dopo 22 anni, lo fa in una tranquilla mattinata di aprile. Ha colto un po’ tutti di sorpresa o, forse, non più di tanto. Quel che è certo è che finisce un era per la Premier, al secondo saluto eccellente dopo quello di Sir Alex Ferguson nel 2013. Il tutto con 17 titoli conquistati ad abbellirne il palmares. 1228 panchine alla guida dei londinesi, 704 partite vinte, una percentuale di successi del 57,3%. Numeri importanti, che non hanno lasciano indifferente nemmeno uno come Pep Guardiola. Uno che ha appena vinto la sua prima Premier, commovendo tutti con un bellissimo discorso dedicato al suo staff. Uno che di cose ne ha viste e che di miti ne ha affrontati eccome: “E’ stato un grande onore per me affrontarlo – ha ammesso l’allenatore catalano – spero che possa ricoprire qualche incarico, nell’Arsenal, nella Premier, con la FIFA o la UEFA. Perchè persone come lui fanno bene al calcio. Gli auguro il meglio“. Carezze ad una leggenda, parole ricche di stima, affetto e ammirazione per chi, probabilmente, è stato anche uno dei suoi modelli: “E’ stata una personalità enorme per questo campionato – ha aggiunto- ha tutto il mio rispetto per quanto è riuscito a fare. La Premier League è la Premier League grazie a lui, al suo calcio e alle sue idee”. Ventidue anni sulla stessa panchina, un traguardo quasi impossibile secondo Guardiola: “E’ molto difficile ripetere quanto fatto da lui e Ferguson. Gli allenatori sentono molto la pressione e i presidenti non hanno tanta pazienza“. Impresa non da tutti essere una bandiera, dunque. Non impossibile, però. Wenger ci è riuscito

Redazione

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