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Oltre la povertà e una malattia rara: chi è Welington, obiettivo del Torino

Il Torino è alla ricerca di un esterno sinistro da regalare a Paolo Vanoli. Come vi abbiamo raccontato nella giornata di ieri, 24 giugno, i granata hanno mostrato interesse per Welington del San Paolo, su cui però c’è anche il Southampton. Il club del presidente Urbano Cairo vuole acquistare nuovi calciatori per provare a migliorare il rendimento dell’anno passato. Per questo il Toro è a caccia di un esterno sinistro di spinta. Uno come Welington Damascena Santos.  

L’ascesa di Welington, tra difficoltà economiche e problemi di salute

Il brasiliano è un mancino naturale, un terzino sinistro che predilige la fase offensiva rispetto a quella difensiva. Il classe 2001 è cresciuto nel settore giovanile del San Paolo, debuttando in prima squadra l’8 marzo 2020, nella sfida del Campionato Paulista che ha visto il Tricolr sconfitto per 1-0 contro il Botafogo. Nonostante la giovane età, Welington ha già collezionato 143 partite in carriera con la maglia dei brasiliani, mettendo a referto 2 gol e 11 assist. 

Proprio come molti giovani brasiliani che sognano di diventare calciatori professionisti, anche Welington ha affrontato diverse sfide nella propria vita. Cresciuto senza padre a São Bernardo do Campo, nello stato di San Paolo, il terzino sinistro ha avuto un’infanzia difficile e fin da piccolo ha aiutato la madre a mantenere i suoi fratelli diventando a tutti gli effetti “l’uomo di casa”.

La personalità non gli manca di sicuro. Oltre a un talento naturale, la passione per il calcio è sempre stata una costante. Purtroppo, date le difficoltà economiche, in certi momenti della sua vita si è trovato senza soldi sufficienti per poter andare ad allenarsi. Come se i problemi non fossero abbastanza, nel 2017 le difficoltà sono aumentate. Oltre ai problemi di natura economica sono subentrati anche quelli di salute a causa di una malattia insolita. Il brasiliano aveva contratto un batterio chiamato “Coxsackie B” che ha spaventato il giocatore e tutti i suoi affetti.

La malattia e la perdita del nonno: il momento della svolta

“Quando avevo 16/17 anni ho contratto un virus che mi ha reso molto debole. Ho perso qualche chilo, ho smesso di fare quello che amo di più, ovvero giocare a pallone. Appena mi sono ripreso, sono tornato carico di entusiasmo e sono riuscito a giocare di nuovo il mio calcio. Grazie a Dio, fino ad oggi è andato tutto bene”, aveva detto lo stesso Welington al giornale brasiliano O Globo. Le persone che vivevano con il terzino sinistro quando era malato, ammisero che riusciva a malapena a camminare. Alcuni temevano che non avrebbe più potuto giocare partite ad alto livello. Ma Welington si fece coraggio e cambiò il suo destino. La vita gli aveva fatto fare i conti con diversi ostacoli, ma il talento brasiliano li aveva superati tutti. Non si sarebbe arreso neanche quella volta. In meno di due mesi era già titolare e capitano della Nazionale Under 20.

Le avversità però, non si sono fermate qui. Mesi dopo essere guarito, il giocatore ha perso suo nonno, uno dei più grandi sostenitori della sua carriera che lo ha accompagnato a quasi tutti gli allenamenti e le partite del San Paolo. Per omaggiarlo, dopo aver segnato il suo primo gol con il Tricolor nella sfida contro il Guaranì valida per il Campionato Paulista, Welington ha dedicato quel momento a suo nonno Napoleão.

 

 “L’importanza di mio nonno per me è stata molto grande. Mi ha sempre insegnato, fin da piccolo, che le prime cose nella vita erano l’umiltà e l’educazione. Mi ha sempre accompagnato credendo in me. Gli sarò grato in eterno. Credo che le difficoltà che ho vissuto sono state importanti, mi hanno fatto capire cosa volevo veramente. Mi hanno reso sempre più forte. Oggi raccolgo tutto quello che è stato seminato”. Al momento, i frutti raccolti da Welington sono stati evidenti. Da quando è arrivato nel mondo dei professionisti con Fernando Diniz nel 2020, il terzino sinistro è considerato una delle grandi promesse uscite dal settore giovanile del San Paolo.

Le sfide nella vita del giovane brasiliano sono dunque state sepre all’ordine del giorno. La sua determinazione però lo ha portato ad abbattere ogni tipo di ostacolo. Le responsabilità nei confronti della sua famiglia, il sogno di diventare un calciatore, gli hanno permesso di superare le avversità e di realizzare i propri sogni. Prima con la maglia del San Paolo, ora chissà, forse con quella granata.

Giacomo Camelia

Nato a Carate Brianza nel 2000, laureato in Scienze umanistiche per la comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano. Ho giocato a calcio per 11 anni, ora provo a raccontarlo. Amo il cinema e la musica, ma la mia passione più grande resta quella per il pallone: pensate che ho iniziato a strimpellare la chitarra perché volevo suonare l’inno della Champions League. A voi trarne le conclusioni…

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