“Vogliamo la moviola in campo” l’ultima battaglia l’ha vinta Aldo Biscardi, prima di lasciarci, a quasi 87 anni. Un mese di ricovero al Policlinico Gemelli di Roma aveva certificato il precario stato di salute: oggi il cuore di Biscardi non ha più retto. A rendere immortale il giornalista molisano, come disse lui stesso, ci penserà il suo Processo, appuntamento fisso ogni lunedì sera, da 37 anni: “E’ un marchio di fabbrica che non morirà mai…”. L’ultima “puntata” è andata di scena lontano dagli obiettivi, assistito dai suoi figli Antonella e Maurizio: il processo era orfano del suo giudice quest’anno.
Nato a Larino, in provincia di Campobasso, all’inizio per Biscardi c’è tanta “gavetta”. Laureto in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, il giovane Aldo ha però due chiodi fissi in testa: il calcio e il giornalismo. Accontentati mamma e papà con la laurea, inizia a proporsi da subito alle varie redazioni. Il Mattino gli dà, nel 1952, l’opportunità di realizzare il suo sogno, la Rai, nel 1980, quello di rendersi famoso al grande pubblico: il processo del lunedì la chiave del successo. Le chiacchiere del bar si trasferiscono nel piccolo schermo: è il primo talk show del mondo del calcio.
“Io sono come Joyce, Pascoli, Leopardi e Pasolini: è destino dei grandi poeti essere dileggiati”. Il presentatore molisano ci mette poco a farsi apprezzare dal pubblico televisivo: Biscardi poeta a suo modo…Uno stile di conduzione che ha fatto scuola, accompagnato da qualche “gaffe” e dai suoi immancabili “sgoob” che lo rendono un personaggio unico e amato: ricordate tutti l’annuncio di Berlusconi? E’ il gennaio del 2009 e il Manchester City vuole ricoprire d’oro Kakà e il Milan: la notizia che il brasiliano sarebbe rimasto rossonero arriva in diretta al processo. La battaglia per un calcio più pulito e la moviola in campo hanno fatto il resto. Imperdibili i duetti con il compagno d’avventura Maurizio Mosca, nel suo processo Biscardi riusciva a riunire professionalità e ironia, sdrammatizzando spesso con battute i momenti più “aspri” dei dibattiti del lunedì.
“Qui al processo le polemiche fioccano come Nespole”. Nel 1996 Biscardi ci mette il marchio: diventa il “Processo di Biscardi”. Dal 1980 al 2015 la conduzione è indiscutibilmente sua: nel 2013, con 33 edizioni consecutive, fissa il record di longevità. “La polemica è il sale del calcio e analizzare gli episodi delle partite è un diritto di ogni tifoso. Il calcio vive di chiacchiere e non possiamo rinunciarci: è una fetta della nostra storia”. I ricordi si rincorrono, per i nostalgici del calcio anni ’80-90′ la lacrima è inevitabile. Biscardi ci ha accompagnato in tutte le edizioni dei mondiali, dal 1958 a oggi: gioie e dolori delle “notti magiche” condivise con le sue trasmissioni. Celebre la battaglia mediatica per portare Roby Baggio ai mondiali di Corea e Giappone del 2002, conclusa con la lettura in diretta del messaggio inviato dal Divin Codino a Trapattoni. Diversi i “camei” in film dedicati al mondo del calcio, come “L’allenatore nel Pallone“, dove Biscardi interpreta sempre se stesso, a sottolineare la grandissima popolarità.
“La Var è la mia grande vittoria, finalmente il calcio ha capito in che direzione deve andare” Il suo stile e la sua battaglia lo renderanno immortale: “denghiu“ Aldo, riposa in pace.
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