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Vlahovic e il “giovane” Ibrahimovic: il confronto a 21 anni

Nella serata dell’Artemio Franchi i tifosi viola si sono goduti la prima grande soddisfazione” di Italiano da quando allena a Firenze. Fiorentina batte Milan 4-3 in una partita in cui gli spettatori sono stati rimborsati pienamente del prezzo del biglietto anche grazie al duello tra Dusan Vlahovic e Zlatan Ibrahimovic, finito in parità per quanto riguarda i gol segnati.

L’allievo, però, ha battuto il maestro. L’attaccante serbo classe 2000 con la sua doppietta ha portato alla vittoria i suoi, mentre allo svedese non sono bastate due reti in cinque minuti per evitare la sconfitta alla squadra di Pioli, la prima in campionato.

A 21 anni Vlahovic sembra essere l’erede designato di Ibra: forza fisica, velocità e un tiro potentissimo. Già qualche mese fa c’era stata una sorta di “passaggio di testimone” tra i due, come rivelato dal giocatore viola in un’intervista a Dazn: “Dopo la partita dello scorso marzo giocata a Firenze in cui abbiamo perso 3-2 approfittai del fatto che magari non era molto arrabbiato per chiedergli la maglietta. Me la firmò, facemmo la foto e scrisse la dedica nella nostra lingua, mi ha detto di andare avanti così e non mollare mai“.

Il confronto: somiglianza impressionante

I due talenti balcanici si assomigliano in tutto e per tutto, ma com’era lo Zlatan poco più che ventenne? Facendo un confronto, le somiglianze sono sempre più impressionanti. Entrambi, fino ai 21 anni, hanno vestito due maglie: la prima del club in cui sono cresciuti, Malmo e Partizan Belgrado, e la seconda come nuova avventura estera delle rispettive carriere.

Ma a gol segnati come stiamo messi? L’attuale attaccante del Milan nei primi anni 2000 (quando è nato Dusan) aveva già vissuto una retrocessione in Svezia, assaporato la Champions League con l’Ajax e vinto, sempre con i lanceri, un campionato olandese e prima di compiere 22 anni aveva segnato la bellezza di 48 gol un tutte le comeptizioni con i club. Vlahovic, invece, tra la Serbia e la Serie A ne ha segnati 44. Le candeline le spegnerà il prossimo 28 gennaio e superare il giovane Ibra nelle statistiche è tutt’altro che impossibile. 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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