Tra Belgrado e Zagabria si dice che il ruolo del portiere sia un po’ per pazzi, un po’ per stupidi: troppe responsabilità per essere solo un gioco, tanto stress e grandi tensioni. Ma il giovanissimo Vladan Dekic, 19 anni, cresciuto al fianco di Samir Handanovic, suo ‘compagno’ di reparto da parecchio tempo, dei guantoni non può proprio farne a meno. E non è né pazzo né stupido, anzi. Forse pensa troppo, quello sì: analizza al dettaglio ogni fase del suo allenamento e se non fa la parata perfetta si innervosisce alquanto. L’obiettivo è uno solo: migliorarsi sempre.
Vladan, timido, educato e rispettoso dell’altro, ha vinto tanto con l’Inter Primavera, dimostrando doti interessanti di chi può arrivare a certi livelli. Spesso si è confrontato con il mondo della prima squadra, soprattutto l’anno scorso con Spalletti. Quest’anno ecco Conte, uno che fa lavorare duro senza fiatare, ecco soprattutto attaccanti come Lukaku a cui parare i tiri, un bestione che sposta tutto e tutti. Anche se è Sensi quello che più di tutti ha fatto strabuzzare gli occhi di Vladan. Perisic il compagno di squadra (ormai ex) con cui si è sempre trovato bene: ore di chiacchierate prima o post allenamento, tanti suggerimenti su come comportarsi. Amicizia, questione di feeling.
Anche Vladan Dekic avrebbe dovuto cambiare squadra durante l’ultima sessione di mercato ma alla fine, stringi stringi, non si è trovato l’accordo con nessuna squadra: lo volevano Ternana, Chievo e Salernitana. Lui è rimasto in attesa fino all’ultimo, con un taxi pronto direzione Sheraton fino alle 21.45 del 2 settembre. Alla fine sarà ancora Inter, almeno fino a gennaio. Vladan, sereno, sta cercando casa a Milano e pensa solo ad allenarsi e restare sul pezzo, per farsi trovare pronto a qualsiasi evenienza. Serve testa, mentalità forte, non abbattersi mai.
Ma Vladan sa quello che vuole, sin da quando era piccolino (5/6 anni) e doveva scegliere tra karate e calcio. “O tutti e due o niente”, gli dissero a casa. E per un po’ ce l’ha fatta. Poi il cuore ha avuto il sopravvento. Mamma pedagoga, papà giornalista non sportivo, Vladan pensa anche oltre al pallone: dopo aver completato gli studi economici, vorrebbe frequentare l’università, magari marketing o business. Idee chiare e ben precise, a conferma di come i portieri, da quelle parti, non siano tutti per forza pazzi o… stupidi.
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