Meglio pensare semplicemente a vincere oppure giocare bene e dare spettacolo? Il dilemma infinita del mondo del calcio. Sempre di moda, ritornato d’attualità dopo il doppio Napoli-Juventus di questi giorni. Gli azzurri esprimono un gran calcio, i bianconeri però sono concreti, esperti e vincono. E ad Allegri va bene così. Sull’argomento è intervenuto Luis Vinicio, una vera istituzione a Napoli. Fu il primo allenatore ad attuare la difesa a zona in Serie A e tutti ricordano la sua squadra per il calcio che esprimeva. “La bellezza domina sul mondo – ha dichiarato Vinicio a Il Mattino – E la gente ricorda quella e non certo chi vince. E su questo Allegri ha torto. Del mio Napoli si ricordano tutti perché rivoluzionai il calcio italiano, anche se non vinse nulla. La gente veniva con gioia a vedere quel Napoli, come fa adesso con questa squadra guidata da Sarri. Dopo una disfatta, un 6-2 in casa subito proprio contro la Juventus uscimmo sommersi dagli applausi. Perché i tifosi azzurri si divertivano, erano contenti. Perché si erano stufati di vedere squadre giocare come fino a quel momento si faceva in Italia. Tutti si ricordano di quel mio Napoli, nessuno di chi allenava le varie Juventus degli anni ‘70”. Maurizio Sarri, oltre il bel gioco, è a caccia di un trofeo sulla panchina azzurra e, a questo punto, dovrà attendere il prossimo anno. Vinicio, invece, concluse la sua esperienza senza vincere nulla. “Perché così ha voluto il Cielo – spiega – Ma a Torino, quel pomeriggio, in quella partita, siamo andati davvero vicini allo scudetto. La Juve era persino felice perl’1-1, non so neppure io come Zoff riuscì a prendere quel tiro di Juliano. Quello scudetto doveva essere nostro… non loro. Poi in maniera quasi casuale all’83’ segnò Altafini”. A distanza di 40 anni sembra non essere cambiato nulla. Il Napoli fa un gran calcio, la Juventus però è prima ed in finale di Coppa Italia. “Bisogna fare due campionati: in uno si assegni subito lo scudetto alla Juve e poi si giochi un altro in cui si assegni un altro scudetto dove venga premiato il merito e non altro. Finché c’è quella dittatura difficile che possa essere premiato il gioco. Loro sono forti, ma quando non ce la fanno da soli, ci pensa qualcun altro. È sempre così. Rimpianti Napoli? Ai miei tempi, uno scudetto qualche volta “scappava” alle grandi e premiava il gioco: penso al Cagliari, al Verona, alla Lazio. E questo era stupendo. Adesso non succede più. Non è giusto”. Ma il Napoli di Sarri è come il Napoli di Vinicio? “Abbiamola stessa voglia di mettere il gioco al centro di tutto. È il gioco che esalta le individualità. Eravamo un vanto per l’Italia, Ameri disse che non aveva mai visto un calcio come quello di Vinicio”.
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