In inverno era credibilità zero: Vidal ai margini del progetto del Bayern di Guardiola, invischiato in affari oscuri e ben lontani dal campo di gioco. Talpa, spia, anarchico, chi più ne ha più ne metta. In Germania un periodo duro, prima di una inattesa rivincita. Il ‘guerriero‘ ex Juventus è sbocciato a primavera, determinante in ogni frangente. La qualificazione in semifinale di Champions League ha soprattutto il suo marchio: capace di ritrovare credibilità, fiducia e soprattutto gol. Due per spazzare via il Benfica, sia all’andata che al ritorno, non senza rischi.
La metamorfosi di Arturo, rivoluzionato e rivoluzionario. Al Bayern lo aspettavano, con la sua garra da tuttocampista, tassello che mancava a Guardiola per completare il suo gioiello. Un grazie necessario, 40 milioni che ora danno i loro frutti. Prendete le partite contro la Juventus: a tratti difensore centrale, a tratti centrocampista, spesso il più pericoloso in avanti. Difficile desiderare di più. Il bis contro i portoghesi, per una qualificazione che parla davvero cileno. Pochi segreti, tanto lavoro: adesso tutti ne parlano bene, da Sammer a Rummenigge.
Anche se le premesse della sua nuova avventura sono state tutt’altro che beneauguranti: nella prima parte di stagione spesso disorientato dallo schieramento di Guardiola, timido soldato in mezzo al campo. Fuori, poi, le mille polemiche: accusato di scappatelle notturne (anche dopo la gara di Torino in Champions), di abuso di alcolici e di essere poco professionale, sin dal primo ritiro del club in Qatar. E lui? Mai destabilizzato tanto da crollare, tra tweet di discolpa e voglia di rivincita. Che ora è arrivata, in un 2016 che lo ha visto il grande protagonista del Bayern.
Decisivo nell’ultimo periodo anche più di Müller e di Lewandowski, con la sua irriducibilità e voglia contagiosa. Niente male per uno nato come talpa e cresciuto tra le chiacchiere. Silenzioso, almeno con la stampa. E rumoroso in campo, con quella voglia di non mollare che lo ha contraddistinto in bianconero e anche in patria. Partenza col freno sì, ma ora a Monaco ne hanno capito il vero valore.
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