Victor Valdes (Imago)
Valdes, Xabi Alonso, Fabregas e non solo: i segreti della seconda generazione di allenatori spagnoli.
Pep Guardiola ha fatto scuola, segnando il calcio moderno e dando il via a una generazione d’oro di allenatori spagnoli.
Falso nueve, tiki taka e un dominio a tratti “ossessivo” del campo. Un calcio che ormai non esiste più. Si è evoluto, al passo con i tempi, trovando in Luis Enrique ed Emery due interpreti moderni capaci di renderlo più efficace.
Modi di intendere questo sport che hanno segnato anche i giocatori delle squadre di questi allenatori, concetti che ora loro stessi in panchina ripropongono dopo opportuni aggiornamenti tecnico-tattici.
Xabi Alonso, in primis, ma anche Fabregas e (in parte) Victor Valdes: sono tutti esponenti della seconda generazione di allenatori spagnoli.
Forte consapevolezza dei propri mezzi e convinzione (quasi cieca) delle proprie idee. Sono questi i due pregi principali (e in certi casi anche difetti) dei nuovi allenatori spagnoli. Il tutto condito dagli insegnamenti dei loro predecessori, che li hanno guidati e ispirati quando erano giocatori.
Disciplina tattica ma flessibilità, per valorizzare al meglio l’idea iberica di gioco posizionale. Pressing uomo su uomo in fase di non possesso e quel sangue caldo nella gestione del gruppo e dei momenti chiave della partita. I risultati parlano chiaro: Xabi Alonso è l’allenatore del futuro, Fabregas sta sorprendendo tutti con il suo Como. Ora tocca a Valdes.
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