Quando sei già di fronte a un bivio a 19 anni, vuol dire che sei pronto per fare il calciatore. Guglielmo Vicario è poco più di un ragazzo: il sogno, come tanti, è quello di arrivare in Serie A. Ma bisogna procedere per gradi. Partenza dal basso, dopo aver giocato nelle eccellenze dei vivai affiliati all’Udinese (qui la sua storia). Ma poi, un’intuizione e un duello di calciomercato che ha fatto la differenza.
Dopo la prima esperienza in Serie D al Fontanafredda, Guglielmo (qui la nostra intervista) ha già fatto capire a 18 anni di essere un talento su cui puntare. “Magari in Serie C”, pensa il Pordenone, retrocesso in D ma pronto a essere ripescato. Accordo trovato con tutte le parti, si aspettavano solo i moduli dell’iscrizione al campionato per concludere. Solo un outsider avrebbe potuto far ribaltare tutto. E quell’outsider è un certo Giorgio Perinetti, uno che di calciomercato (e di sorpassi) si intende.
È appena diventato direttore sportivo del Venezia in Serie D, quello del nuovo corso targato Tacopina. Ma come si convince un giocatore a ripartire da una serie più bassa? Trucchi del mestiere, e promesse da non sottovalutare: “Nel giro di pochi anni vedrai la Serie B con noi”. Vero, dopo qualche stagione in B ci va anche il Pordenone, ma non importa: il Venezia ha la meglio. Il progetto convince Vicario che lo sposa subito. Prestito gratuito dall’Udinese con diritto di riscatto e 50% ai friulani sulla futura rivendita.
Guglielmo accetta, gioca titolare e vince la Serie D, per poi legarsi per altre tre stagioni agli arancionverdi. E a distanza di sei anni, si becca i complimenti di Conte dopo l’esordio in Serie A a San Siro: “Ha mostrato una grande sicurezza”, ha detto l’allenatore che proprio Perinetti aveva lanciato a Bari e Siena. Piccolo il mondo, vero?
Peraltro, l’emozione avrebbe potuto tradire eccome Vicario, chiamato a sostituire Cragno (di cui potrebbe raccogliere l’eredità in caso di cessione del giocatore: ha un contratto fino al 2024) proprio di fronte al suo idolo di sempre, Handanovic. Voler fare bella figura a volte può portarne di bruttissime, ma lui si era preparato per tempo.
Sapeva di dover migliorare nella tecnica con i piedi, per esempio: allenamenti supplementari con il preparatore Orlandoni per riuscire a colmare quella lacuna. Sapeva che doveva imparare dai più esperti di lui: con Cragno e Aresti ha legato moltissimo, e anche loro gli hanno dato molti consigli su come affrontare l’emozione dell’esordio.
E poi c’è un dettaglio: è attentissimo all’alimentazione, probabile retaggio del lavoro con Inzaghi di quando erano insieme in laguna. Non sappiamo come sarebbe andata a Pordenone (che la scorsa estate aveva provato di nuovo, chiamando il Cagliari e la GG11, società che gestisce il giocatore, per prenderlo in prestito), ma sappiamo come è andata a Venezia. A 19 anni, imboccare la strada sbagliata è facilissimo. Guglielmo non l’ha fatto.
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