Barcellona-Juventus, meno uno. Countdown agli sgoccioli per i bianconeri, che affronteranno il ritorno dei quarti di Champions nella tana dei blaugrana, il Camp Nou. Quali sono i pericoli da non commettere? Ci pensa Gianluca Vialli a mettere in guardia la Juve attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport. L’ex attaccante bianconero parte da un augurio:
“Vorrei vedere Buffon al posto mio. Se nel corridoio del tunnel dovessero poter mettere la gigantografia di un trionfo, Gigi che alza quella Coppa sarebbe perfetto. E se lo meriterebbe, lui da capitano ma come tutta la Juve di oggi, la squadra più forte d’Europa, quella che dà e ha più certezze sì. Ha forma fisica e mentale, più continuità, solidità, grande fiducia e due cose che si è creata nel tempo: statura europea e rispetto. Ora le altre squadre la vedono così“. Il ritorno sarà pieno di insidie: “Busquets vale tanto. Il Camp Nou non va fatto incendiare. Nel 2000, quando allenavo il Chelsea, andammo a giocare là dopo un 3–1 in casa nella gara d’andata. Nel primo tempo facemmo l’errore di attenderli: 20 per loro. Poi siamo andati a prenderli alti, 2–1. Fino a 10’ dalla fine siamo stati in partita, ma poi hanno fatto il terzo e lì lo stadio da caldo si è fatto infernale. Perdemmo 5–1 ai supplementari: la bravura della Juve dovrà essere quella di far sì che l’atmosfera non si gonfi, che la gente non s’infiammi“.
Messi pericolo numero uno: “Lo vedo arrabbiato, più coinvolto, sembra soffra enormemente del momento Barcellona e mi pare ne faccia un fatto personale. E quindi serve ancor più attenzione“. Il Barcellona l’ostacolo più grande? “Se eliminasse i blaugrana l’autostima crescerebbe, dopo un passo così ti senti un drago. Per la Juve sarebbe stato peggio incontrare il Psg. Il Barcellona di oggi è discontinuo e deve pensare al futuro. La Juve è invece in un momento di solidità ed efficacia, e sembra si diverta a giocare. Credo nel karma calcistico e penso che dopo anni di dominio italiano, di diverse finali perse e in virtù della forza superiore in Europa di cui parlavo prima, lo sbocco meritato sia l’affermazione, la vittoria. Così come meritò l’Inter di Mourinho“.
Parole al miele per Allegri: “E’fantastico, un numero uno. Il più bravo a valutare, analizzare e trovare la soluzione. Tatticamente non lo metti sotto e anzi è lui a incartare l’avversario; dice ai giocatori non quello che vogliono sentirsi dire ma quello che hanno bisogno di sentirsi dire, ed è diverso. Io, poi, sono d’accordissimo con lui sul bel gioco… Conta vincere, e si sa. Ma poi: difendersi bene non è spettacolo? Quando vedo un intervento difensivo grandioso godo. E’ arte anche quella. E’ nostra cultura e storia saperlo fare, e non a tutti capita di saperlo fare bene. Se Allegri deve restare anche in futuro? Certo, sì: c’è alchimia e collaborazione anche col club. Un giorno, prima dell’allenamento, Lippi viene da me e dice: “Oggi c’è troppa calma piatta per cui dopo mi incazzerò con te, così facciamo salire un po’ di adrenalina”. Successe così, poi però a un certo punto gli andai vicino e gli dissi di smetterla perché se la squadra vede un capitano così arrendevole non va bene e devo reagire… Questa Juve mi ricorda l’Italia 2006 di Lippi: in mille aspetti…”.
Su Dybala: “Mi piacerebbe che nella propria testa lui pensasse di diventare il nuovo Del Piero, il futuro. E vorrei che dicesse di voler restare alla Juve 10 anni. Neymar lo dice. Bale lo dice. E la Juve non è da meno di Barça o Real. E mi piacerebbe che prendesse anche la maglia numero 10, perché lui è quello. Messi? Dal momento in cui vincerà un grande trofeo, beh, si potrà avvicinare a certi giocatori... Higuain ha segnato solo 3 gol in Champions? Gli direi di non preoccuparsi, che i gol non si contano ma si… pesano, che sta facendo quello per cui è stato preso e che le sue reti pesanti arriveranno”.
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