Fisicamente a Londra, ma con la testa alla "sua" Cremona. Gianluca Vialli è diviso tra due località che distano fra di loro 1393 km: da una parte il suo luogo di residenza, dall'altra la sua città natia martoriata dal coronavirus, lì dove vivono i suoi genitori.
"Probabilmente è la città con il più alto tasso di mortalità della Lombardia – racconta in un'intervista al The Guardian – In un certo senso sento che dovrei essere lì con la mia gente. Mi sono sentito così male a leggere che le persone morivano in ospedale senza i loro cari, è una tragedia".
Momenti di difficoltà che ha vissuto Vialli in prima persona, ma nella lotta con il cancro al pancreas. Mesi che lo hanno cambiato come persona: "Sono sempre stato percepito come un ragazzo duro – ammette – Un ragazzo forte con molta determinazione. Non volevo essere visto come un povero ragazzo con una malattia. Ecco perché non l'ho condiviso ampiamente per 12 mesi. Non ero particolarmente bravo a mostrare le mie emozioni e ho tenuto le cose dentro. Non è buono. Ora mi rendo conto che ogni volta che voglio piangere, piango. Non c'è vergogna. E se vuoi ridere, ridi".
Chiuso nella sua casa di Londra, Vialli ha parlato della Premier League spiegando il perché, secondo lui, il ritorno in campo sarebbe positivo: "In tempi di dolore, e quando stai attraversando una situazione difficile come questa, alcuni psicologi affermano che dovremmo provare a fare cose che ci danno piacere senza sentirci in colpa – spiega – Quindi, se il calcio potesse essere uno strumento per dare alle persone un po' di sollievo, non vedo l'ora che arrivi".
"Detto questo, posso solo immaginare cosa provano i giocatori – prosegue – In una situazione del genere non saprei cosa dirgli, è senza precedenti. Se fossi ancora un calciatore, probabilmente avrei difficoltà a concentrarmi sul calcio perché le persone stanno ancora morendo".
Spazio anche al lavoro in Nazionale al fianco dell'amico Roberto Mancini: "Sono così felice di aver finito per lavorare con il mio migliore amico – conclude – È fantastico poter aiutare Roberto e adoro provare a ispirare i giocatori. Il mio contratto scadrà dopo la Coppa del Mondo in Qatar nel 2002 Stiamo proseguendo e provando a fare il più possibile".
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