Categories: Interviste e Storie

Viaggio dentro il mondo di Coulibaly, nella casa-famiglia di Montepagano dove le storie dei migranti hanno un lieto fine

Montepagano, a pochi passi da Roseto degli Abruzzi. Casa-famiglia. La nuova casa e la famiglia italiana di Coulibaly, il giovane gioiello del Pescara, titolare a 18 anni contro il Milan domenica scorsa. E arrivato in Italia su un barcone pieno di sogni e speranze. Qui, proprio qui, era stato accolto anche il cugino di Khouma Babacar, in gol proprio domenica, con la sua Fiorentina: Dieye attualmente gioca in Francia. Entriamo, il profumo di un buon caffè ci corre incontro e lo fa non con tazze di finissima e pregiata porcellana, ma col sorriso di chi ce lo porge, con semplice generosità: è Modi, un ragazzo malese. Il nostro caffè oggi ha un gusto diverso, il sapore del necessario, dell’essenziale, servito con la cura riservata agli ospiti speciali. A dire il vero, di speciale c’è da subito il senso di famiglia, ed è quello che scandisce la quotidianità di sette ragazzi che nella piccola Montepagano, 300 abitanti, a mezz’ora da Pescara, hanno trovato casa e la speranza di una nuova vita. Il Sindaco di Roseto, Sabatino Di Girolamo, sottolinea, e fa bene, quanto i servizi sociali all’avanguardia della città siano a disposizione di tutti, rendendo possibile una completa integrazione degli stranieri assicurata da strutture adeguate e persone che fanno della tolleranza un modo di vivere ormai da anni. Qui i sogni diventano realtà: se ne respira la gioia, quella vera, per chi ce l’ha fatta, per chi ci ha creduto talmente tanto da affrontare il mare aperto senza saper nuotare. Paure, difficoltà, scappando dal Senegal e arrivando in Marocco, un barcone per raggiungere prima Grenoble in Francia, e poi finalmente l’Italia. Livorno, Roma ed infine Roseto. Questa sembra proprio una storia dal gran finale, questa è la storia di Mamadou Coulibaly, che con coraggio ha lasciato la sua vera famiglia a Thies, in Senegal, per amore del calcio.

“CALCIO, l’unica parola che sapeva pronunciare in italiano al suo arrivo qui, nella casa famiglia gestita dalla cooperativa i Girasoli, che dal 2000 accoglie minori in stato d’abbandono e stranieri….” racconta con l’orgoglio di una mamma, il suo tutore legale e responsabile della Comunità, Nadia Mazzocchitti: “Durante la giornata, Mamadou frequentava un corso di alfabetizzazione e nel pomeriggio si impegnava molto poco nel fare i compiti, il suo pensiero fisso era giocare a calcio! Ha iniziato ad allenarsi con la Rosetana, da qui sono arrivate le varie chiamate per i provini, dal Sassuolo al Cesena, dalla Juve al Pescara. Farlo studiare era una fatica , ma è un ragazzo d’oro, sempre pronto ad aiutare gli altri, qui tutti gli vogliono un gran bene. Vederlo giocare contro il Milan in serie A e coronare il suo sogno è stata la vittoria di tutti noi…”
Tajeal, arrivato dal Bangladesh, è il suo amico fraterno, con cui divideva la stanza. Per non farlo rimproverare, riordinava sempre lui la stanza anche per Mamadou, in cambio consigli e affetto: “Adorava la mia cucina, riso, pollo e verdure: lo aspetto sempre dopo la partita, per cucinare ancora per lui e chiacchierare tanto assieme”. Pescara- Milan, con il loro Coulibaly titolare dal primo minuto, i ragazzi di Montepagano l’hanno vista su Sky al bar della piazza, facendo una colletta per comprarla: non potevano assolutamente perdersela. Una favola fatta di sfide e paure, lacrime e gioie, da notti passate sulle panchine, scappando di casa. La mamma, Adama Traore, e il papà Kantara, prof. di educazione fisica, avrebbero preferito farlo studiare; e invece Mamadou il sogno non l’ha mai abbandonato, tanto da far cambiare idea anche al padre, perché questo è il suo destino. Tajeal ci porta nella loro stanza, ed emozionato ci racconta di ‘suo fratello ‘ che la domenica, giorno di festa, preparava le lasagne e il venerdì la pizza per tutti. Antonella, una delle educatrici, ci dice quanto ci tenesse a vestirsi bene, alla pulizia, persino il giorno del suo arrivo, “ricordo che indossava l’abito tradizionale senegalese, bello ed educato”. Nel frattempo Modi, tra un racconto e l’album dei ricordi, ci offre anche un tè, pensando forse di non aver fatto magari abbastanza col suo caffè, ignorando che in quel semplice caffè c’era tanto di più, c’era la magia di chi non smette di crederci, di chi insegue i propri sogni. E spesso, per fortuna, li realizza. Nel nome dell’amore e della passione.

di Grazia Di Dio

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